La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso di due vigili urbani di Pescara condannati per falso ideologico a sei mesi e 20 giorni di reclusione oltre alle spese processuali e al risarcimento dei danni (4mila euro) nei confronti di un uomo che avevano multato quando questi non si trovava sulla sua auto, bensì a piedi sotto casa. La storia viene ricostruita sul sito de Il Centro, edizione Pescara. I fatti risalgono al dicembre di dieci anni fa, quando un residente si era affacciato alla finestra di casa e si era reso conto che due vigili urbani stavano multando l’auto della cognata, parcheggiata in zona vietata.
“Sceso in strada con moglie e cognata per protestare ottenne solo, con le sue insistenze, che uno dei due agenti gli chiedesse la patente. L’uomo, dopo aver fatto notare che non si trovava alla guida dell’auto, andò a prendere comunque il documento nel veicolo parcheggiato dentro il cortile di casa, per poi consegnarlo al vigile a cui chiese a sua volta le generalità”, si legge su Il Centro. “Il seguito fu la notifica all’automobilista del verbale di violazione amministrativa secondo cui il cittadino”, si legge ancora, “alla guida dell’auto Ford, all’invito di esibire i documenti si allontanava. Una circostanza non rispondente al vero secondo il multato e anche secondo il gup di Pescara che, anche sulla base dei testimoni ha condannato i due vigili. Che per due volte, in corte d’Appello nel 2011 e, ora in Cassazione, hanno visto rigettato il loro ricorso”.