Quanto costa la benzina da Eni? “Prezzi troppo diversi, automobilisti penalizzati”

Proprio mentre tornano a salire i prezzi dei carburanti (clicca qui per vedere quanto costano benzina e gasolio il 24 gennaio), Fegica-Cisl rende noti i risultati di un dettagliato studio sui prezzi praticati da Eni a due anni e mezzo dall’introduzione del cosiddetto metodo personalizzato, che fissa costi differenti a seconda delle zone e degli impianti. La situazione che emerge è “estremamente opaca e confusa (sono oltre 150, tra rete ordinaria e autostradale, i prezzi differenti fissati sulla rete a marchio)”, e rende impossibile, spiegano i gestori, “non solo agli automobilisti ma persino a Istituzioni e informazione, conoscere e dare conto ai cittadini di quale sia il reale posizionamento del “prezzo Eni” all’interno di un mercato che l’”azienda di Stato” condiziona in tutto e per tutto, dall’alto della sua quota mercato stabilmente ben oltre il livello fatidico del 30 per cento”.   

Secondo Fegica-Cisl “è proprio una tale opacità a consentire ad Eni di fissare diffusamente prezzi al di sopra del proprio stesso listino, senza che questo possa essere pienamente percepito persino dagli stessi operatori professionali che pure monitorano costantemente il settore”. Una situazione che, secondo i gestori, porta a una “ingiustificata penalizzazione per una larghissima parte di automobilisti italiani e dei gestori di impianti Eni, costretti a subire gli effetti negativi di un tale metodo che produce differenze di prezzo tra un punto vendita e l’altro, sempre a marchio Eni, che arrivano fino a 23 centesimi al litro in Italia e a 14 centesimo al litro all’interno di una stessa provincia”. La Fegica-Cisl evidenzia anche come, in combinazione con il metodo personalizzato, “l’utilizzo del cosiddetto “iperself h24” amplifichi gli effetti sopra sottolineati, consentendo ad Eni di esporre fuori dai propri impianti “prezzi civetta”, apparentemente competitivi, ma che risultano essere più alti dei competitors degli altri marchi petroliferi, se confrontati più correttamente per modalità di vendita omogenee (self service pre pay, self service post pay, servito)”. Lo studio (clicca qui per tutti i dettagli) mette anche in luce il “costante e deciso aumento di punti vendita: in 30 mesi gli  impianti a marchio sono aumentati di 633 unità (+14,15 per cento), portando il totale oltre quota 5.100”.