Ciaccia: “Basta con l’inefficienza della logistica. È un macigno per il Paese”

Un macigno da eliminare. Così ha definito l’inefficienza della logistica del trasporto merci il viceministro delle Infrastrutture, Mario Ciaccia. Inefficienza che “pesa in modo intollerabile sull’economia nazionale”: eliminare questo macigno “deve essere il primo obiettivo”. “Per rilanciare lo sviluppo del Paese e restare nella competizione internazionale, tra le misure prioritarie che il Governo intende adottare primeggia la logistica del trasporto merci”, ha detto Ciaccia intervenendo al convegno di Unioncamere “Infrastrutture…a credito”. 

“La logistica”, ha detto il viceministro, “può costituire una economia o una diseconomia, non solo per l’offerta di trasporto, ma per l’intero sistema Paese”. Il macigno dell’inefficienza della logistica, ha spiegato Ciaccia, “ci costa, secondo una recente stima del Centro Studi di Confetra, 12 miliardi l’anno. Se aggiungiamo i costi di una logistica non integrata con forme di territory planning nonché i costi della congestione dei traffici e i rilevanti effetti negativi sul piano dell’intera economia, passiamo a 40 miliardi”.
“Il concetto di logistica cui intendo riferirmi, funzionale alla mobilità delle merci e allo sviluppo delle imprese, è costituito dalla infrastrutturazione di aree dedicate alle esigenze delle reti autostradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali. In sostanza, una logistica integrata con le strutture di mobilità”, ha detto Ciaccia, sottolineando che “per far sì che la politica infrastrutturale sostenga la crescita e lo sviluppo economico del Paese il Governo sta operando su tutte le cause di ritardo”. Il viceministro ha quindi evidenziato che “il ritardo nell’ammodernamento delle reti plurimodali di trasporto (stradali, ferroviarie e di navigazione interna), nei nodi (grandi città, porti, aeroporti, valichi alpini) e nei collegamenti tra archi e nodi, ha ridotto l’efficienza produttiva dell’economia nazionale, aumentando sensibilmente i costi della logistica, il prezzo finale dei beni, e quindi, in definitiva, facendo trovare il Paese fortemente impreparato nell’affrontare la crisi”.