L’8 aprile di ottanta anni fa la Balilla venne presentata dal senatore Giovanni Agnelli al Duce. ”L’automobile finalmente verso il popolo, il dono della Fiat agli italiani” fu lo slogan della campagna di lancio del 1932 della 508 Balilla. Il periodo, per la casa torinese, non era certo tutto rose e fiori. Dal 1929, anno della crisi di Wall Street, le immatricolazioni e le esportazioni di auto avevano registrato una pesante battuta d’arresto colpendo il fatturato della Fiat e il salario degli operai. Proprio in quel contesto Agnelli andò a Palazzo Venezia da Mussolini, chiedendo agevolazioni fiscali per una vettura di piccola cilindrata, in costruzione al Lingotto.
La risposta fu negativa perché ”costituirebbe un precedente pericoloso”, ma le forniture militari di motori aerei consentirono di portare avanti comunque il progetto. Nel 1932 gli italiani erano 41,2 milioni, le vetture in circolazione 188.000, una ogni 220 abitanti. Quattro giorni dopo la presentazione a Mussolini, la Balilla venne esposta al Salone Internazionale dell’Automobile al Palazzo dello Sport di Milano. La berlina 4 posti, due porte, costava 10.800 lire, la versione spider 9.000 lire: entrambe si potevano acquistare anche a rate mensili, come già si usava in America. Era la macchina più economica sul mercato, “una vettura ultrautilitaria” come la definì Agnelli, ma per la maggior parte degli italiani dell’epoca resta irraggiungibile: era considerata ancora la macchina della borghesia.
Un’auto che consumava sette litri di benzina per fare cento chilometri, piccola ma comoda per quattro persone, elegante nell’aspetto. Fu subito un grande successo: lo stand Fiat venne preso d’assalto, con i paparazzi che immortalarono la Balilla con a bordo l’attrice Giulietta De Riso e accanto a lei Nazzaro. La nuova auto fece parlare di sè anche alla radio, tramite la mitica voce di Nicolò Carosio, l’uomo che raccontò le partite della nazionale di calcio per più di 30 anni. Diversi gli strumenti per fare breccia nel cuore degli italiani: da una massiccia campagna pubblicitaria a quello che si può definire un vero e proprio incentivo: gli acquirenti della Balilla erano infatti esenti dal pagamento della tassa di circolazione fino al 30 giugno 1933. I risultati non mancarono tanto che, nel primo anno di commercializzazione, ne vennero vendute 12mila, di cui 10mila in Italia.