Sono giornate drammatiche e di interrogativi per il naufragio della Costa Concordia. Non ultimo è stato sollevato da parte degli ambientalisti il possibile rischio di un disastro ecologico qualora il carburante dei grandi serbatoi della nave da crociera finisse in mare. Tutto probabilmente sarebbe più semplice se invece dei derivati del petrolio il carburante fosse un derivato delle alghe. Una realtà sempre più vicina per le grosse navi, come ha battuto di recente un’agenzia Ansa. Se i risultati di questi giorni verranno confermati, il carburante del futuro per le enormi navi portacontainer potrebbe venire proprio dal mare: i test su un prodotto derivato da alghe geneticamente modificate, riferisce il Guardian, stanno dando risultati soddisfacenti.
Le prove sono portate avanti dall’azienda privata Mersk e dalla marina militare degli Usa, i due maggiori consumatori mondiali di carburante per le navi, il cosiddetto bunker fuel che è il più inquinante al mondo. La prima sta sperimentando il carburante verde su una portacontainer da 98mila tonnellate che viaggia tra Europa e India, mentre i militari stanno conducendo i test su un cacciatorpediniere in disuso: “Le prove non sono ancora concluse”, ha affermato un portavoce della Maersk, “ma i problemi fino a questo momento sono stati davvero pochi”. Il traffico marittimo consuma 350 milioni di tonnellate di combustibile l’anno, ed è responsabile del 3-4 per cento delle emissioni globali. Se i test sul biocarburante da alghe, prodotto da una compagnia privata americana, avranno successo i piani sia di Maersk sia della Us Navy sono di utilizzare al 50 per cento questo combustibile entro il 2020.