Con i camionisti dell’Est il costo scende, ma sale il pericolo d’incidenti sulle strade

Il  grido d’allarme è stato lanciato negli ultimi giorni dell’anno: il numero dei lavoratori distaccati che vengono a prestare la loro mano d’opera in Italia è in deciso aumento. Dal 2006 a oggi è salita del 150 percento la percentuale delle imprese facenti capo a cittadini rumeni. Lavoratori che sembrano in grado di svolgere ogni attività, dal muratore all’elettricista, dall’idraulico fino al conducente di camion, e che solitamente dipendono da imprese rumene che applicano i contratti nazionali (anche se questo non sarebbe ammesso dalle regole europee). Nella migliore delle ipotesi le imprese italiane se la cavano con 500 o 600 euro mensili; nella peggiore c’è comunque un risparmio sugli obblighi fiscali che vale sempre un 30 per cento del costo del lavoro. Un risparmio notevole, ma la domanda da porsi è: con quale professionalità? E, pensando in particolare agli autisti di mezzi pesanti, con quanta sicurezza? Il sospetto (ma è più una certezza) è che scendano i costi ma salgano vertiginosamente i pericoli d’incidenti. Un pericolo aumentato dal fatto che quello dell’autotrasporto è proprio fra i settori che più fanno ricorso ai lavoratori distaccati. Un caso? Nemmeno per sogno: da tempo abbiamo segnalato il forte rischio che, grazie alla decisione del Governo di non mantenere la verifica del requisito della capacità professionale, il fenomeno potesse svilupparsi, sottolineando proprio l’impatto che l’importazione di autisti low cost dall’Est avrebbe potuto avere sulla sicurezza. Per questo, Conftrasporto ha anche rivolto un appello al ministero competente. Purtroppo la risposta non ha potuto che confermare la liceità della possibilità di utilizzare personale in affitto. E le organizzazioni dei lavoratori invece di chiedere chiarezza hanno preferito concludere un rinnovo del contratto oneroso, innescando di fatto l’aumento della richiesta di lavoratori esteri. L’unico obbligo introdotto è stato quello di riconoscere al lavoratore la “paga in mano”,  come dispone la direttiva europea, identica a quella del contratto di lavoro. Il risultato è che oggi ci ritroviamo con due fattispecie  di lavoratori (autonomi e dipendenti)  che devono preoccupare l’Esecutivo. E non solo per la sicurezza, ma anche perché impattano sui livelli occupazionali,  sulle pensioni e sulla sicurezza. Conducenti che non dimostrano la professionalità necessaria, costretti a lavorare a orari indefiniti e il più delle volte retribuiti a cottimo: è questo il risultato di una scelta poco responsabile di chi ha preferito fino a oggi  non dare il dovuto ascolto alle rappresentanze della categoria che, anche per questo, hanno aperto le ostilità nei confronti del nuovo Esecutivo.

Paolo Uggé