Qualche anno fa era in voga sulla rete la storiella della “Truffa all’Ikea”. Due splendide ragazze in abiti succinti che prima lavano la tua auto e poi ti si concedono, ma mentre avviene il rapporto ti rubano il portafogli. Ebbene quello che può essere il “sogno” di molti automobilisti è una realtà truce e preoccupante nello Zimbabwe. Sono talmente frequenti i casi di stupri ai danni di automobilisti da parte di autostoppiste che il governo locale da un paio d’anni ha emanato consigli alla popolazione maschile: evitare l’autostop e i passaggi in auto da sconosciuti, servirsi solo dei mezzi pubblici, evitare la bicicletta. Nel Paese africano è infatti attiva una strana “mafia delle stupratrici”.
All’inizio di novembre tre donne sono state arrestate a bordo di un’auto nei pressi di Gweru, 27 chilometri a sud di Harare. A bordo dell’auto, c’era il corpo del reato, ossia 31 preservativi ancora pieni di liquido seminale. Le donne si sono difese spiegando di essere prostitute (che non “avevano avuto il tempo” per buttare gli attrezzi del mestiere). Il reato di stupro di un uomo da parte di una donna non esiste nel Codice penale dello Zimbabwe. Per questo le autorità sono state costrette a imputare loro l’aggressione, l’atto osceno, il sequestro di persona e la violenza privata, ma non quella sessuale.
Una delle vittime ha raccontato alla televisione nazionale che tre donne gli avevano offerto un passaggio in auto nella capitale Harare. Dopo essere salito sul veicolo, una di loro gli avrebbe versato dell’acqua in faccia e gli avrebbe iniettato una droga fortemente afrodisiaca: “Hanno fermato la macchina e mi hanno costretto a fare sesso con ognuna di loro diverse volte, usando sempre il preservativo. Quando hanno finito, mi hanno abbandonato in una foresta completamente nudo. Alcuni contadini mi hanno aiutato a chiamare la polizia, e le forze dell’ordine mi hanno accompagnato all’ospedale per contrastare gli effetti della droga che mi avevano somministrato, visto che il desiderio sessuale non andava via”.