All’inizio di questa legislatura e all’atto della mia nomina a sottosegretario ai trasporti immaginavo di lavorare a una politica industriale dell’autotrasporto, un settore importante per la nostra economia che al 90 per cento viaggia su strada, per rafforzare, accorpandole, le aziende e renderle più competitive sul mercato nazionale e su quello internazionale. Il fortissimo aumento del gasolio nei primi sette mesi del 2008 e la pesantissima crisi economica hanno costretto il Governo a cercare di difendere il settore assegnando più risorse, almeno 200 milioni in più all’anno, e con nuove norme (art.83bis e Legge 127) tutte concordate con la stragrande maggioranza delle associazioni del settore. Oltre ad avere, unico settore della nostra economia, più fondi, l’autotrasporto ha avuto per la prima volta l’istituzione di un Fondo di garanzia al credito cui sono già state ammesse 1700 aziende. Lo scorso anno, nella convinzione che il problema dell’autotrasporto nasce soprattutto dalla sua debolezza contrattuale nei confronti della committenza, ho sostituito il tavolo a due Governo-autotrasporto nel quale il settore ha sempre cercato di avere le cose che non riusciva ad ottenere dalla committenza, con un tavolo a tre: Governo-autotrasporto-committenza.
Da quel tavolo, dopo sei mesi, è uscito l’accordo del 17.6.2010 che ha dato al Paese – unico in Europa – la pace sociale e la Legge 127 nella quale sono contenute norme che affrontano i problemi del settore: tempi di pagamento, tempi di attesa al carico e allo scarico, la gestione dei pallet, la norma sui costi minimi della sicurezza (che non sono i costi di esercizio). Sono norme importanti che affrontano problemi strutturali del settore e che non è pensabile che si risolvano in quattro e quattr’otto.
Ora la norma sui tempi di attesa è in vigore, da ieri anche quella dei pallet, a giugno oltre la metà dei fondi economici saranno messi a disposizione del settore.
Da ieri è ufficialmente in vigore la norma sulle sanzioni alla committenza che non rispetta le disposizioni contrattuali previste dalla Legge 133 (83 bis) e da ieri il primo committente non in regola ha ricevuto le sanzioni sia dal Mit sia dal Mef (come riporta anche un articolo del Sole 24 Ore di oggi a pagina 32).
In questi anni abbiamo migliorato le norme sulla sicurezza stradale e le sanzioni relative, così come siamo riusciti a ottenere un aumento dei controlli. I controlli sul settore hanno una duplice valenza: sicurezza stradale e regolarità del mercato, punendo le aziende scorrette per salvaguardare quelle corrette.
Non solo nei mesi scorsi abbiamo iniziato a lavorare alla politica industriale del settore con il nuovo Piano nazionale della logistica apprezzato dalla stragrande maggioranza degli operatori. Un piano che punta a recuperare traffico merci al nostro Paese e nuovo lavoro per il mondo dei trasporti. Stiamo lavorando a norme importanti da inserire nel Decreto dello sviluppo che la prossima settimana inizia il passaggio parlamentare.
L’unica associazione che non ha firmato l’accordo del 17.6.2010 ora alla vigilia dell’entrata in vigore della norma sui costi minimi della sicurezza proclama il fermo dei Tir senza aspettare questa importante novità che, invece, tutte le altre 12 associazioni del settore ritengono importante.
Il fermo dei Tir oggi non solo non serve alla categoria ma peggio danneggia pesantemente l’economia del Paese in un momento delicato. Bloccare i porti, gli interporti, etc. danneggia pesantemente i conti delle aziende e quelli dello Stato. Se come dice Trasporto Unito il fermo dei Tir evita ai trasportatori di rimetterci, allora lascino i Tir nei parcheggi e non blocchino invece strade e porti.
Bartolomeo Giachino
Sottosegretario ai Trasporti