“Sento il dovere di ringraziare innanzitutto il prefetto di Genova, il sottosegretario Bartolomeo Giachino per l’impegno e la tempestività nell’affrontare i delicatissimi punti della nostra vertenza nonché il presidente dell’Autorità portuale di Genova per il senso di responsabilità e coraggio nell’assumersi in prima persona l’onere di trovare le soluzioni per i problemi specifici dell’operatività del porto di Genova. Infatti in qualità di rappresentanti dell’autotrasporto, intervenuti a Roma 10 marzo u.s. per confrontarsi con la committenza e le istituzioni, se non avessimo ricevuto risposte positive alle problematiche trattate saremmo stati costretti a confermare il fermo dei servizi dei porti liguri dal 21 al 25 c.m. rinviato successivamente dal 4 all’8 aprile p.v”. Inizia così l’intervento che ci ha mandato il presidente di Fai Liguria, Gioacchino D’Andria.
“Evito ogni commento sull’ottuso atteggiamento dalla nostra committenza, presente all’incontro, che ha evidenziato tutta la sua indifferenza ai problemi della categoria e, cosa ancora più grave, al tema della sicurezza stradale e sociale, adducendo sterili e pretestuosi argomenti con tutta la loro arroganza, insensibilità e irresponsabilità.
Questi signori non intendono accettare il fatto che non potranno più beneficiare, a loro piacimento e gratuitamente, del tempo sempre messo a loro disposizione dalla nostra debole categoria e di dover pagare i costi minimi sostenuti dagli autotrasportatori per poter svolgere il lavoro nel rispetto delle regole, imposte per legge, nell’interesse dell’intera collettività.
Per i non addetti ai lavori preciso che i costi di cui sopra non sono quelli gestionali e/o di esercizio di un’impresa strutturata, ma sono unicamente riferiti a cinque voci tra le 30 che compongono un conto economico di un’azienda, peraltro, senza tener conto dell’utile che ogni imprenditore dovrebbe ricercare nella propria attività.
Questi signori, nostri clienti, non intendono accettare l’idea di dover sottostare e rispettare una legge che, ripeto, è stata emanata nell’interesse della collettività che ha una ricaduta assolutamente positiva sulla macroeconomia del nostro Paese (costi dell’incidentalità).
Oggi la committenza è alla ricerca di soluzioni per sottrarsi alla corresponsabilità che le deriva dalla legge in caso di mancato rispetto delle regole, inseguendo la stipula degli accordi di settore nella speranza di barattare con modifiche normative la propria responsabilità con contratti di durata e quantità, senza voler affrontare il problema centrale dei costi della sicurezza. Tengo a rimarcare che nessuno vuole imporre il prezzo del trasporto, ma certamente nella trattativa sulla tariffa non ci si potrà esimere dal considerare che il punto di partenza della libera contrattazione saranno i costi della sicurezza normati per legge.
Va tenuto altresì presente che i costi indicati dal Ministero dei Trasporti e prossimamente dall’osservatorio non possono essere calzanti per ogni tipologia di viaggio. Faccio un esempio: un viaggio che supera i 450 chilometri, tenuto conto della velocità commerciale, dei tempi di guida e di riposo, dei tempi di attesa al carico e allo scarico, difficilmente potrà essere eseguito in una sola giornata con un solo autista alla guida del mezzo; ne consegue che si dovrà trattare con la committenza il compenso per un secondo autista e/o riconoscere una seconda giornata lavorativa che verrebbe impiegata per ultimare il viaggio.
Sugli accordi di settore l’intera categoria degli autotrasportatori porrà la massima attenzione e vigilerà sull’operato dei propri rappresentanti che dovranno attenersi agli input ricevuti dalla base e lavorare coerentemente alle finalità dello spirito della legge sulla sicurezza stradale e sociale per affermare un sistema di trasporto merci su strada contraddistinto da legalità e correttezza dell’intera filiera logistica.
Tornando alla riunione romana e alla conseguente assemblea tenutasi a Genova in data 12 c.m. dalla quale è emersa tutta la rabbia e il malcontento della categoria rappresentata anche da aziende del Piemonte e della Lombardia, non posso non esprimere la mia grande preoccupazione per il fatto che difficilmente si potrà evitare il fermo dichiarato, in quanto gli autotrasportatori sono ormai al collasso e non hanno altre possibilità e tempo per tirare avanti. In questa condizione chiedono con forza il fermo nazionale della categoria. Se tutto questo si dovesse verificare l’assoluta responsabilità non potrà che ricadere sulla committenza indifferente alle condizioni dell’autotrasporto”.