Fare ricorso contro una contravvenzione. È la reazione che spesso, d’istinto, si ha quando viene recapitato un verbale particolarmente “salato”. Ma attenzione: ricorrere potrebbe servire solamente a far lievitare la multa. I giudici della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25304 del 15 dicembre 2010, hanno infatti stabilito che in caso di opposizione a un verbale per violazioni del Codice della strada, il giudice di pace può applicare una sanzione superiore a quella indicata nel verbale impugnato. E l’automobilista che avesse fatto ricorso potrebbe trovarsi a pagare un importo superiore a quello sancito nel verbale anche in assenza di una richiesta in questo senso da parte della pubblica amministrazione. “Il giudice” scrive Giovanni Negri sul Sole 24 Ore, “può, sulla base del proprio libero convincimento, determinare la sanzione in una misura che può arrivare sino al massimo previsto dal Codice della strada. La sentenza, destinata a far riflettere migliaia di automobilisti pronti a fare ricorso, spesso solo “per provarci”, ha respinto l’impugnazione presentata da un automobilista che aveva chiamato in causa i giudici della Corte di Cassazione dopo che un giudice di pace aveva rideterminato d’ufficio la sanzione da infliggergli, portandola a 1.300 euro e, in aggiunta, ordinando la sospensione della patente per tre mesi.