Le associazioni di categoria economiche e dei trasporti della Provincia di Como e del Canton Ticino (Fai Como – Federazione Autotrasportatori Italiani, Alsea Como – Associazione Lombarda Spedizionieri e Autotrasportatori, Confindustria Como, Confartigianato Imprese Como, Cna Como – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Impresa, Astag Sezione Ticino – Associazione Svizzera dei Trasportatori Stradali e Atis – Associazione Ticinese Imprese di Spedizione e Logistica) dicono in un comunicato congiunto fortemente no alla cosiddetta “fase rossa”, ossia all’ipotesi di blocchi programmati al traffico pesante sull’Autostrada A2 tra i valichi di Brogeda (Como), del Gaggiolo (Varese) e Lugano Nord, di cui abbiamo dato conto nei giorni scorsi.
La proposta dei blocchi era stata votata nel parlamento cantonale a larga maggioranza dopo i frequenti rallentamenti causati dai cantieri di manutenzione e di riparo fonico (ben quattro contemporanei) aperti da mesi sull’autostrada. “Così”, scrivono gli autotrasportatori, “si utilizza il meccanismo della gestione del dosaggio del traffico merci stradale attraverso le Alpi previsto per singoli casi critici per introdurre un’inaccettabile forzatura attraverso l’attuazione, per un periodo indefinito di molti mesi e per tutti i giorni lavorativi, della “fase rossa” consistente nel blocco della circolazione per i mezzi pesanti dalle 6.30 alle 9 in direzione sud-nord e dalle 17 alle 20 in direzione nord-sud”.
Le associazioni intendono evidenziare i disagi causati sulla stessa rete stradale (dove far stazionare i mezzi interessati?) e gli ingenti danni economici che questa norma cantonale, se accolta dal governo federale elvetico, causerebbe sia agli operatori diretti (imprese di trasporto e di logistica comasche, varesine e ticinesi) sia, per la ricaduta in termini di maggiori costi e allungamento dei tempi di consegna, all’intero sistema economico delle province di confine.
“Si ritiene”, scrivono ancora, “che una diversa programmazione dei cantieri sia sufficiente a evitare il riprodursi nel futuro delle congestioni sull’asse autostradale e sulle strade di connessione cantonali e regionali italiane. Le associazioni sottoscrivono l’appello alle autorità federali elvetiche e al governo centrale affinchè non sia data attuazione alla proposta avanzata, e si rivolgono alle autorità italiane affinchè si facciano parte attiva per favorire un ripensamento degli esponenti politici ticinesi. Le associazioni sono inoltre disponibili ad approfondire a tutti i livelli i temi della mobilità e ad essere coinvolte in progetti ed azioni per migliorare le situazioni critiche che dal traffico possono nascere, consapevoli tuttavia che non vi possono essere soluzioni unilaterali o semplicistiche che porterebbero più danni collettivi che benefici”.