Tagli ai servizi e prezzi più alti,
la rabbia dei pendolari lombardi

I pendolari lombardi non ci stanno. Il tavolo di venerdì 5 novembre sul trasporto pubblico locale non ha infatti dato i frutti sperati. “Irricevibili”, così vengono considerate le proposte fatte dalla Regione. “Nel corso della serata”, spiega il Coordinamento dei comitati pendolari Regione Lombardia in un comunicato stampa, “l’assessore Cattaneo ha evidenziato non solo l’impossibilità di utilizzare, per mitigare gli effetti del taglio alle risorse per i trasporti pubblici, i fondi Fas, ma anche di incrementare le entrate attraverso un’azione di riequilibrio finanziario delle risorse all’interno del sistema della mobilità”.
“La proposta dell’assessore”, spiegano i pendolari, “consiste, di fatto, in tagli ai servizi sino al 12 per cento e di aumenti tariffari del 25 per cento con punte sino al 30 per cento per la corsa semplice. La somma dei tagli ai servizi e della tariffe comporterebbe una perdita di utenti che può essere stimata nel 9 per cento, causando un incremento delle auto circolanti in Lombardia pari a 200.000 veicoli e quasi 400 milioni di chilogrammi di gas serra in più”.
Insomma, uno scenario tutt’altro che piacevole. “Sono state rigettate le proposte dei pendolari”, spiega il Coordinamento, “che chiedevano una maggiore oculatezza nell’utilizzo degli investimenti, in particolare dei 25 miliardi connessi all’Expo, ai fini di aumentare la velocità commerciale dei trasporti pubblici, anche mediante la predisposizione di un Piano della Mobilità regionale. L’assessore Cattaneo ha completamente ignorato che l’aumento della velocità commerciale, previsto entro il 2011 come obiettivo dal Patto Tpl, consentirebbe, se perseguito, di ottenere maggiore produttività e incrementi di utenza e di introiti ben superiori ai tagli della manovra, con grandi benefici ambientali ed economici. Vengono clamorosamente contraddetti gli altri obiettivi del Patto del Tpl di incremento degli utenti del trasporto pubblico e di diminuzione dell’utilizzo dell’auto privata. Tutto il peso della manovra viene quindi scaricato sui pendolari”, conclude il Coordinamento, “sugli utenti dei trasporti pubblici e sui lavoratori del settore a causa delle preclusioni ideologiche nella ricerca di un maggiore equilibrio delle ricadute della manovra economica, perseguibile, per esempio, con la ricerca di nuove risorse, quali una piccolissima rimodulazione delle accise sui carburanti”.