Certamente l’intenzione era quella di fare informazione su quanto avviene nel mondo dei “tir” ma forse la visione di qualche film ha contribuito a far rappresentare l’intera categoria come un insieme di delinquenti che inducono, attraverso il ricatto, soggetti deboli a delinquere. Non è così! Il tentativo di rappresentare una categoria di imprenditori che, nella gran parte, agisce nel rispetto delle regole, come un’associazione a delinquere, dove malavita e sopraffazione trova terreno fertile, non è aderente alla realtà. Affermiamo subito che quanto contenuto nell’articolo apparso su Repubblica oggi, venerdì 15 ottobre, a firma Luigi Carletti, riporta episodi avvenuti, su alcuni dei quali stanno indagando sia la magistratura sia lo stesso ministero, ma si rifanno a episodi verificatisi mesi or sono. Da qui una prima constatazione: o i controlli per far rispettare le leggi non si attuano nel modo adeguato, o i casi sono oggettivamente pochi. A quanto riportano i dati ufficiali del ministero, i controlli sui mezzi pesanti sono in aumento e questo è dovuto alle pressanti richieste delle associazioni di categoria, all’impegno del Governo, nella persona del sottosegretario Bartolomeo Giachino, e alle forze dell’ordine. Pare ovvio che a fronte del significativo incremento dei controlli, anche il numero delle infrazioni debba aumentare. Non è corretto invece presentare i dati in incremento delle infrazioni per dimostrare quanto siano irrispettosi delle regole i conducenti dei mezzi pesanti. Per dovere di informazione le recenti modifiche apportate al Codice della strada sono frutto di richieste precise avanzate proprio dalla maggior parte delle associazioni di categoria. Solo grazie a un interessamento costante del sottosegretario delegato, le proposte relative alle sanzioni sono state approvate dalle Commissioni competenti. Ciò che si deve osservare è che invece di richiedere agli organismi preposti di intensificare i controlli di qualità vi siano alcuni rappresentanti di associazioni che chiedano la soppressione di alcune norme introdotte al fine di aumentare la sicurezza e che da parte degli organi di stampa non vi sia una denuncia di questi comportamenti irresponsabili. Stranamente sembra vi sia assonanza tra questi ultimi e alcuni rappresentanti della committenza nel contestare norme che coinvolgono nella responsabilità i proprietari delle merci, i committenti e i caricatori, fortemente volute dalle associazioni di categoria responsabili e dal sottosegretario Giachino. Non risultano interventi di denuncia da parte degli organi di stampa né tanto meno di politici che sostengono l’inefficacia delle norme, introdotte di recente dal Governo, quando la Confindustria si è fortemente opposta all’approvazione di norme atte a indicare i costi minimi di sicurezza introdotti proprio per favorire la regolarizzazione del mercato e al rispetto delle norme sulla sicurezza sociale e della circolazione. Non sarà che la mancanza di volontà a segnalare simili episodi, antitetici a una realizzazione di maggior sicurezza sulle strade, sia dipesa dal fatto che Confindustria fosse contraria? O dal fatto che un’indagine approfondita avrebbe messo in luce il comportamento di alcuni partiti che, sia quando sono stati al Governo sia oggi che siedono all’opposizione, hanno evitato di introdurre norme sulla responsabilità condivisa e sui costi minimi, proprio come sostenuto da Confindustria? In conclusione, alcune precisazioni necessarie per una maggior chiarezza. Le norme in vigore oggi sono sufficienti per evitare la manomissione dei limitatori di velocità; si applichino. L’incremento della concorrenza estera è il frutto di scelte insensate di chi alla presidenza della Commissione UE ha favorito l’allargamento a Paesi europei senza introdurre clausole a salvaguardia. Infine i dati sulla quota del trasporto su gomma appartengono all’immaginario collettivo, cioè frutto di fantasie. La percentuale del trasporto su gomma è di poco superiore al 75 per cento. Per quanto riguarda il rischio “trenino”, se il giornalista avesse verificato il perché questo avviene senza prendere per oro colato le dichiarazioni dell’amministratore delle autostrade, avrebbe scoperto che l’effetto trenino si verifica proprio per i divieti di sorpasso introdotti su molti tratti autostradali e non certo voluti dagli autotrasportatori.
Sarebbe molto interessante se, prendendo lo spunto dall’attenzione mostrata dal quotidiano La Repubblica, si aprisse un dibattito pubblico con la partecipazione di rappresentanti di categoria per rendere pubblici, attraverso un’operazione verità, fatti e misfatti di un settore indispensabile per l’economia di un Paese.
Paolo Uggè