L’ex ministro Bianchi contro la Fai:
“Non voleva fare le riforme”

“Il mondo dell’autotrasporto? È una palude in cui gli interessi sono tanti e diversi, non ultimo quello sempre vivo di dare una spallata ai Governi non in linea. Chi si mette in testa di riformare il settore deve anche fare i conti con un consistente serbatoio di voti”. Parola dell’ex ministro (nel Governo Prodi II) ai Trasporti  Alessandro Bianchi che dalle colonne del quotidiano “Il Sole24Ore” è tornato a parlare dell’infuocato braccio di ferro con la categoria durante i mesi caldi dell’ultimo fermo dell’autotrasporto nel dicembre 2007.
Secondo l’ex ministro (ed ex-Pdci poi passato al Pd) proprio questa “palude”, con “imprese che rappresentano autotrasportatori singoli, con un camion per fare il servizio”, aggiunta a una frammentazione della categoria (“la Confindustria, ha un forte e chiaro referente nazionale, poi c’è il mondo cooperativo, un universo che ha un peso consistente, attento a dinamiche diverse…”) avrebbe ostacolato le trattative sfociate, a metà dicembre di tre anni fa, in un blocco che paralizzò l’Italia. Una protesta che, sempre secondo l’ex ministro, “fu mantenuto per far capire alla categoria dove stava andando il Governo Prodi. Arrivammo al fermo perché stavamo tentando un’operazione che andrebbe ripresa. Volevamo dare al settore una struttura basata su incentivi, ma anche sulla regolamentazione”, ha dichiarato Bianchi attraverso le colonne del quotidiano di Confindustria. “Insomma una riforma che avremmo inquadrato nel disegno più ampio del Piano generale della mobilità: in 15 anni si doveva arrivare al 20 per cento su ferrovia e al 20 per cento via mare. Dopo qualche mese di Governo avevamo il canovaccio della riforma, ma anche la forte opposizione della Fai di Paolo Uggè, ex-sottosegretario ai Trasporti del precedente Governo Berlusconi”.
E proprio Paolo Uggè sarebbe stato, secondo Alessandro Bianchi, l’artefice di una protesta che altro non era se non una manovra politica. “L’opposizione della Fai”, ha dichiarato sempre l’ex ministro, “era di carattere politico. Volevano provocare problemi all’Esecutivo e dicevano no a ogni iniziativa. Ogni volta che si tocca il settore, di volta in volta, c’è sempre la volontà di qualcuno di dare una spallata al Governo. In questi due anni di centrodestra non c’è stato un fermo perché la strategia è quella di accontentare le associazioni, favorendo quelle che guardano di buon occhio a questa parte politica”. La conclusione (secondo Bianchi)? “È
difficile prendere posizioni riformiste quando hai di fronte centinaia di migliaia di voti. E l’attuale Governo sta solo tamponando l’emergenza, sta tenendo in vita un malato grave, destinato comunque a  morire. Urge una riforma che parta però dai servizi e non dalle grandi opere”.