Sono Carlo Bonini, di “Repubblica”, e la coppia Monica Giandotti – Roberto Pozzan, di Rai 2, autori dello speciale “Corri bisonte corri” per la trasmissione di Michele Santoro “Annozero” i vincitori del “Premio Cronista 2010 – Piero Passetti” che verrà consegnato a Viareggio sabato 17 aprile. Entrambe le inchieste giornalistiche premiate riguardano il mondo dei trasporti. Bonini – informa una nota della segreteria del premio – è stato premiato per l’inchiesta nella quale ha scoperto che sulla rete ferroviaria italiana circolano almeno 4 mila “carri merci fantasma” che dovrebbero essere rottamati ma che tornano in circolazione con numeri di telaio taroccati. Giandotti e Pozzan hanno svolto un’inchiesta sugli infortuni sul lavoro sottolineando che i più numerosi accadono sulla strada e che i camionisti, spesso considerati pericolosi utenti della strada, in realtà sono le prime vittime degli incidenti.
“I bisonti che corrono nella prateria italiana. Corrono veloci nella nebbia, corrono contro il sonno e il tempo, corrono contro il buon senso, le leggi della natura e dei codici scritti. A volte arrivano a destinazione per ripartire subito dopo, altre (sempre più spesso ormai) travolgono ciò che trovano sulla loro strada, finendo loro stessi al macello. Questi bisonti hanno ruote di gomma del diametro di un metro, rimorchi pesanti, musi da combattimento in acciaio scintillante. Viaggiano con pochi controlli nel far-west italiano e ora dicono basta”. “Corri bisonte corri” lo speciale di un’ora e 22 minuti sul trasporto pesante in Italia messo in onda lo scorso anno ‘Annozero’ aveva raccontato con queste parole il mondo dell’autotrasporto in un viaggio dalla Sicilia al Frejus: quattro settimane di ripresa per mostrare l’Italia dalla cabina di un Tir. Un servizio che aveva fatto discutere il mondo dell’autotrasporto. Anche associazioni quali la Fai, per esempio, che da sempre denuncia la mancanza di regole e controlli, e quindi di sicurezza. Non sono però le imprese le uniche responsabili dell’illegalità. Annozero ha mostrato camionisti che “per arrivare in tempo sostituiscono (e distruggono) i dischi dei cronotachigrafi usati con altri nuovi per evitare di rispettare la sosta di un’ora e mezza prevista per legge ogni quattro ore e mezza di viaggio o che falsificano la bolla per l’estero, in modo da poter partire alle 22 la domenica ed anticipare di due ore la fine del divieto, salvo poi andare al nord est: «Perché chi fa le leggi guarda l’Italia orizzontalmente, non per lungo», ha spiegato ad Annozero un camionista siciliano. Quelli che stanno fuori casa per settimane o mesi e rischiano il divorzio. Persone costrette a far pipì in una bottiglietta, obbligate a viaggiare quasi 24 ore al giorno e ad ‘aiutarsi’ con sostanze stupefacenti: esiste la dose del camionista, circa tre grammi di polverina bianca scambiati quasi al volo sull’autostrada al costo medio di 200 euro. Bisogna arrivare in tempo, non c’è scelta. E pazienza se si diventa tossicodipendenti. L’autista esegue l’ordine, e non gli è dato sapere cosa trasporta: «ci potrebbe essere la qualsiasi là dietro, anche armi, pistole, droghe». O rifiuti, come scoperto da recenti indagini: rifiuti pericolosi liquidi catalogati come non pericolosi solidi che venivano smaltiti in terreni agricoli. C’è chi percorre oltre 20 mila chilometri al mese, chi lavora per settimane senza riposo, chi senza alcuna sosta arriva in Russia. Chi ci sta guadagna anche bene, dai duemila ai quattromila euro (per arrivare alle frontiere del continente). Ma c’è chi ha detto basta: come i colleghi di Roman, l’autista del Tir che improvvisamente sbandò, l’8 agosto dell’anno scorso, sull’A4 Venezia-Trieste, provocando sette morti a Cessalto. Si disse di tutto, che fosse ubriaco e drogato, ma Roman era un lavoratore eccellente, scrupoloso. Fu il camion a rompersi, il perno delle sospensioni che saltò facendolo impazzire: e comunque Roman lavorava da 44 giorni, senza un solo giorno di riposo. Autisti obbligati all’illegalità, in un far west dove il più furbo sembra averla vinta”.