Bossi: “Rendere il Po navigabile
per il trasporto delle merci”

“Portare le industrie della Lombardia al mare”: questa, in sintesi, l’idea esternata dal ministro per le Riforme Umberto Bossi nel corso di un sopralluogo svolto nella periferia di Milano, nell’area dove dovrebbe essere edificato il nuovo porto fluviale. Quella di utilizzare il grande fiume per il trasporto merci tra Milano e Venezia è un’idea tanto ambiziosa quanto antica. Risale infatti al 1917 il primo tentativo di utilizzare il Po per spostare le merci tra le due città. Ora è la volta di questo nuovo progetto, da 2,4 miliardi di euro: un’operazione niente affatto semplice, sia dal punto di vista lavorativo (ci vorranno almeno sei anni), sia da quello organizzativo. Basti pensare a quante amministrazioni regionali e locali dovranno essere coinvolte e ai vari aspetti paesaggistici e ambientalistici.
Il progetto, seguito dall’Aipo – Agenzia interregionale per il fiume Po e dalla Regione Lombardia, con la collaborazione del  Ministero alle Infrastrutture e ai Trasporti, prevede la realizzazione di due principali e grandi opere: la realizzazione di cinque dighe sul Po, con lo scopo di rendere costante il livello dell’acqua durante tutto l’anno (costo ipotizzato 1,5 miliardi di euro), e l’adattamento del canale delle Muzza (costo 900 milioni di euro) per il collegamento di Truccazzano (Milano) e Pizzighettone (Cremona), necessaria per il raggiungimento del fiume Po attraverso il canale navigabile già esistente.
Al sopralluogo, oltre a Bossi, erano presenti il vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Roberto Castelli, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e l’ex ministro alle Infrastrutture Pietro Lunardi.
“Non siamo nemmeno al progetto preliminare”, ha dichiarato Castelli, “però stiamo lavorando su questo tema che è un grande sogno di Milano da tantissimo tempo e che Umberto Bossi vorrebbe tradurre in realtà”. Un sogno condiviso, ha proseguito Castelli, anche dal ministro Altero Matteoli.
“Oggi cominciamo un iter che sarà relativamente lungo”, ha proseguito Castelli. “Quando si va a mettere mano al più grande fiume d’Italia bisogna farlo anche con cognizione di causa. Ho parlato con il governatore del Veneto, Giancarlo Galan, che si è detto assolutamente favorevole a questo progetto. Restano da sciogliere le perplessità legittime dell’Emilia-Romagna, anche di natura costituzionale, visto che l’articolo 117 dà grande potere anche alle Regioni. C’è dunque anche un’opera di convincimento delle Regioni, non sarà semplice”.
Nel suo intervento, il presidente della Regione Lombardia Formigoni ha dichiarato che realizzare un sistema completo di navigazione fluviale significherebbe un investimento di miliardi di euro, per ora impossibile, che  si potrà fare per alcuni tratti del Po con progetti diversificati.
L’opera potrebbe tuttavia “finanziarsi da sola” mediante la vendita dell’energia prodotta dalle centrali idroelettriche previste in connessione alle nuove dighe. Al termine dei lavori, le merci potranno viaggiare su chiatte lunghe fino a un centinaio di metri e larghe al massimo 11,5.
Resta da comprendere quali potrebbero essere le merci trasportabili “via fiume” fino all’Adriatico: anche questa non è cosa semplice. Ogni cosiddetta “rottura di carico” o di “modalità di trasporto” genera infatti nuove problematiche e, soprattutto, costi. E talune soluzioni non comportano un vantaggio reale nella catena del trasporto.