Code al Passante di Mestre:
solo superficialità o lucro?

Da mesi sosteniamo che le questioni del traffico necessitano di un coordinamento dedicato, da istituirsi presso la Presidenza del Consiglio. Temi come la mobilità, la sicurezza, il trasporto e la logistica non possono essere lasciati senza un coordinamento.
A dimostrare quanto una forma di coordinamento sia una vera esigenza non è stato, per fortuna, un incidente drammatico, bensì la lunga coda sul passante di Mestre, con oltre 70mila veicoli incolonnati sotto il sole.È comprensibile che ognuno tenti di trovare giustificazioni. La vera origine della situazione che si è determinata è bene indicata dal ministro Matteoli sul Corriere della Sera di oggi, lunedì 3 agosto. Non è solo la mole di traffico, prevedibile e che doveva essere gestita diversamente se si voleva evitare di tenere bloccati tanti utenti della strada, ma l’incapacità di indirizzare i flussi di traffico e di gestire l’immissione dei veicoli alla confluenza delle due alternative, oltre – naturalmente – alla conseguenza di una scelta, che ha prodotto, senza ragione, l’innalzamento del pedaggio sul tratto della tangenziale di Mestre, a determinare la situazione.
Ma il ministro delle Infrastrutture non ha potere di intervento. La stessa indagine è una cosa che rasenta il ridicolo. Viene incaricata l’Anas che risulta essere al tempo stesso vigilante e vigilata, essendo pur sempre coinvolta nella società concessionaria al 50 per cento, con la Regione Veneto, con una convenzione che dovrebbe tutelare gli utenti, come previsto nei contratti dei “concessionari veri”.
Da qui il rilancio della proposta, avanzata dalla Conftrasporto e dalla Associazione Vittime della Strada, dell’istituzione di un Dipartimento apposito presso la Presidenza del Consiglio.

Paolo Uggè