Troppi morti in incidenti che non vedono coinvolti altri veicoli, l’Italia deve fare di più

In Italia si muore da soli. Anche sulle strade. Nell’Unione europea, una vittima della strada su tre perde la vita in collisioni che non vedono coinvolti altri veicoli. E nel nostro Paese la mortalità in questo tipo di incidenti è diminuita meno della media e resta più alta rispetto al resto d’Europa. Tra le cause principali, spiega l’Aci, in un comunicato, “l’anzianità del nostro parco veicolare, carente di dispositivi di sicurezza attiva”. Ma anche le strade possono fare molto. 

Secondo l’Aci, “se, da un lato, il livello di sicurezza intrinseco delle infrastrutture può far molto per limitare le conseguenze di questi incidenti, dall’altro, appare urgente applicare la Direttiva di gestione della sicurezza delle infrastrutture, recepita in Italia con decreto legislativo 35/2011”. Secondo la relazione Etsc – European Transport Safety Council, che ha analizzato questa tipologia di incidenti e come prevenirli, la corretta progettazione delle strade e l’adozione di appropriati limiti di velocità sono le misure che stanno contribuendo a ridurre i decessi in numerosi Paesi europei. Oggi, si legge nella nota, “esistono programmi di Road assessment, come EuroRap, che forniscono un valido contributo al miglioramento delle infrastrutture in alcuni Paesi europei e che l’Automobile Club d’Italia sta cercando di diffondere anche nel nostro Paese”. I Paesi Bassi, che hanno tassi di decessi in incidenti con un unico veicolo inferiori alla media, si sono impegnati ad aumentare la sicurezza sulla rete stradale nazionale attraverso la rimozione degli ostacoli presenti nella sede stradale, mentre in Danimarca si è scelto di abbassare a 80 km/h il limite di velocità sulle strade extraurbane. Nell’Unione europea, nel 2015, quasi 7.300 persone sono morte in questo genere di incidenti e circa 100.000 persone hanno perso la vita negli ultimi 10 anni. Più del 60 per cento dei decessi avvengono su strade extraurbane e i conducenti giovani sono quelli che rischiano di più: 38,1 per milioni di abitanti quelli coinvolti nella fascia d’età 18-24 anni, il doppio rispetto ai 25-49enni (18,7), e più del triplo se confrontati con i conducenti 50/64enni (11,7). L’Etsc, spiega la nota, “invita la Ue a rivedere gli standard minimi di sicurezza per i nuovi veicoli in modo da rendere obbligatori i sistemi di limitazione della velocità impostati volontariamente (ISA), i sistemi di frenata autonoma di emergenza (AEB) e i sistemi di avviso cinture di sicurezza” e  invita i vari governi a prendere misure utili a limitare questo tipo di incidenti. Tra i consigli, l’eliminazione di tutti gli ostacoli rimovibili dal margine della sede stradale delle principali strade extraurbane e delle autostrade e nel caso non fosse possibile rimuoverli, l’invito è di installare barriere di sicurezza. L’Etsc invita anche a “condurre approfondite analisi investigative su campioni rappresentativi di incidenti all’origine di decessi o feriti gravi, al fine di identificare possibili misure di miglioramento delle banchine stradali”, a “introdurre sistemi graduali di rilascio della patente di guida per ridurre gli alti rischi connessi ai conducenti neo-patentati”, a “migliorare le norme sul rispetto dei limiti di velocità sulle strade extraurbane e sulle autostrade, sull’utilizzo delle cinture di sicurezza e del casco e quelle concernenti la guida in stato di ebbrezza e la distrazione al volante”, a “installare barriere di protezione per i veicoli su due ruote nelle aree a maggior rischio di collisione per i motocicli”.