Eccolo, dopo 26 anni di attesa. Il Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale ha preso il volo martedì 29 gennaio con l’Atto d’indirizzo emanato dal ministro dello Sviluppo, Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera. Le parole chiave sono riduzione degli aeroporti, meno costi pubblici e scali più efficienti. Attualmente in Italia ci sono 112 aeroporti, di cui 90 aperti al solo traffico civile, 11 militari aperti al traffico civile e 11 esclusivamente a uso militare. Troppi. Il Piano mira a “ridurre la frammentazione esistente”, si legge in una nota, “e favorire un processo di riorganizzazione ed efficientamento, formula una proposta di individuazione degli aeroporti di interesse nazionale, che costituiranno l’ossatura strategica su cui fondare lo sviluppo del settore nei prossimi anni”.
A questo fine vengono individuati 31 scali di interesse nazionale, che costituiranno l’ossatura strategica su cui fondare lo sviluppo del settore nei prossimi anni. Gli scali scelti (tra cui Fiumicino, Malpensa e Venezia) potranno mantenere la concessione nazionale e saranno oggetto programmi di infrastrutturazione per potenziarne la capacità; quelli non di interesse nazionale invece dovranno essere trasferiti alle Regioni competenti, che potranno decidere anche l’eventuale chiusura. Non saranno invece realizzati nuovi scali: quindi sfumano i progetti per Grazzanise (Caserta) e Viterbo (gli investimenti potranno essere usati per il potenziamento di Fiumicino).
Il Piano (clicca qui per tutti i dettagli) prevede anche la necessità per gli scali di mettere a punto piani di riequilibrio economico-finanziario e indica l’opportunità di procedere alla progressiva dismissione di quote societarie da parte degli enti pubblici, favorendo l’ingresso di capitali privati. E gli interessati non mancano: il Gruppo Corporacion America, gestore di 51 aeroporti nel mondo, fa già sapere che sta guardando con particolare interesse a Bologna, Genova, Salerno e Ancona (con cui è già in fase avanzata di trattative), oltre che ad alcuni scali siciliani. Tra le linee guida del Piano ci sono anche l’incentivazione delle reti aeroportuali, attraverso la differenziazione e specializzazione di ruolo degli scali; oltre alla razionalizzazione dei servizi di navigazione aerea e dei servizi generali alla clientela. “Attraverso la razionalizzazione dei servizi, un piano di infrastrutturazione a medio periodo, la costituzione di reti aeroportuali, l’Italia può davvero ambire ad avere un sistema all’avanguardia e competitivo a livello internazionale, evitando sprechi di risorse pubbliche”, ha spiegato Passera. Il beneficio maggiore è che, se si riesce a risparmiare nei prossimi contratti di programma, i prezzi dei biglietti aerei possono scendere, ha evidenziato il presidente dell’Enac, Vito Riggio. Per il viceministro Mario Ciaccia il Piano “può essere un’opportunità importante per riformare e dare organicità al settore”. Non manca qualche malumore: in Umbria ci si interroga per l’esclusione dell’aeroporto di Perugia; il Comune di Viterbo chiederà un risarcimento per la mancata realizzazione dello scalo a Viterbo; mentre il Governatore della Campania Caldoro sottolinea che comunque Grazzanise “resta la soluzione del futuro”. Il prossimo passo è il confronto in Conferenza Stato-Regioni (la prima riunione in programma è il 7 febbraio). Una volta raggiunta l’intesa nella Conferenza Stato-Regioni, il Piano passerà in consiglio dei ministri, per poi essere adottato con apposito decreto dal Presidente della Repubblica.