Ogni giorno, in Italia, vengono rubate 274 auto. Di queste, ben 164 non vengono più ritrovate, sparendo nel nulla. Lo scorso anno i furti sono diminuiti, scendendo sotto i 100mila, ma sono calati sensibilmente anche i recuperi, visto che solo quattro auto su dieci tornano ai legittimi proprietari. I ladri utilizzano sempre più dispositivi hi-tech e l’obiettivo delle organizzazioni criminali si sta spostando verso i Suv, i cui furti sono cresciuti dell’8 per cento rispetto al 2016. È quanto emerge dal dossier “L’evoluzione dei furti d’auto: emergenza SUV”, elaborato da LoJack Italia, la società americana parte del colosso della telematica CalAmp e leader nel rilevamento e recupero di beni rubati.
La Campania è la regione con più furti d’auto, seguita da Lazio (unica regione tra quelle “di testa” a mostrare un trend in crescita per i furti in genere), Puglia e Lombardia. Le zone più a rischio per gli Sport Utility Vehicle restano le stesse, ma cambia l’ordine, con il Lazio che detiene il primato con 1.210 furti di questi veicoli (+17 per cento rispetto al 2016), la Lombardia al secondo posto con 813 episodi (-8,7 per cento), poi Puglia (790 e +11 per cento) e Campania, 656 casi e un vero e proprio exploit rispetto a due anni fa (+43 per cento). Secondo il dossier, “cresce l’interesse delle organizzazioni criminali per specifiche categorie di veicoli, come le utilitarie più vendute sul mercato (nell’ordine Panda, Punto, 500) e i Suv”. Con le prime che vengono rubate “per alimentare il redditizio mercato dei pezzi di ricambio”, mentre i Suv vengono sottratti “su commissione e spesso ne vengono contraffatti telaio, documenti e targa”. I Suv più ricercati dai ladri sono Nissan Qashqai (656 furti), Kia Sportage (429) e Range Rover (399). Ormai, spiega LoJack, i ladri non sono più “artigianali criminali occasionali che si servivano di utensili ad hoc”, ma “bande strutturate e organizzate che sempre più spesso si avvalgono di dispositivi hi-tech che consentono di violare il veicolo e metterlo in moto in pochi secondi, senza danneggiarlo”. Per quanto riguarda i Suv, sette su dieci non tornano dai proprietari. “L’interesse crescente nei confronti di questi veicoli, che conservano mediamente un valore economico più elevato (oltre i 20.000 euro) rispetto alle autovetture, evidenzia lo sviluppo verso segmenti più profittevoli e verso sottrazioni su commissione destinate a mercati dell’area balcanica, come Serbia, Albania e Slovenia oppure verso l’Africa, l’estremo Oriente o il Brasile. E il trend è destinato a crescere ulteriormente, di pari passo con la maggiore diffusione di questi veicoli sul mercato”, spiega LoJack. Quasi il 25 per cento dei furti di Suv viene compiuto anche grazie all’utilizzo di un dispositivo tecnologico, in grado di beffare il proprietario della vettura anche quando ritiene di essere al sicuro. Due sono le tecniche più utilizzate nel nostro Paese: il sistema di riprogrammazione della chiave e il cosiddetto “relay attack”, che prevede l’uso di due ripetitori in radiofrequenza, che consentono di far “rimbalzare” la comunicazione tra l’auto e la sua chiave anche quando questa è a distanza.