Ponti chiusi al traffico pesante, viadotti che rischiano di crollare, Tir costretti a giri lunghissimi, aziende bloccate e altre che minacciano di scappare all’estero. È un’estate bollente per il mondo dei trasporti, soprattutto per quelli eccezionali, costretti a lunghi percorsi non solo per arrivare a destinazione, ma anche per ottenere le autorizzazioni per circolare. “Vanno bene i controlli sui viadotti”, ha dichiarato a Bresciaoggi la segretaria generale di Fai Brescia Giuseppina Mussetola, “ma bisogna anche accelerare il processo di digitalizzazione delle richieste del transito dei carichi eccezionali e dare certezze agli autotrasportatori sugli itinerari da percorrere”. Il vero problema, ha spiegato Giuseppina Mussetola, “sono i carichi eccezionali “mimetizzati” che hanno letteralmente scavato delle trincee nell’asfalto e messo a dura prova la tenuta dei viadotti”.
“I viadotti in Italia si lesionano perché sono attraversati senza sosta dai famigerati “108 tonnellate”, che sono dei carichi provvisti di un permesso permanente di circolazione, rilasciato dalla Provincia, della validità di un anno, e che possono circolare su qualsiasi strada senza limitazione alcuna”, ha detto la segretaria di Fai Brescia. “Possono trasportare ferro, ghisa e sono quindi molto richiesti in zone come la nostra, ricca di industrie che trattano ferro e simili”. I trasporti eccezionali, invece, hanno bisogno per circolare di un’autorizzazione rilasciata per ogni viaggio dalla Provincia che, si legge su Bresciaoggi, “deve controllare gli itinerari delle strade percorribili dai mezzi pesanti. Per agevolare il transito in sicurezza snellendo la burocrazia e innalzando il tasso di sicurezza, la Regione ha chiesto alle Province di mappare digitalmente le strade percorribili, così da rendere possibile agli autotrasportatori dei carichi eccezionali avanzare la domanda ed ottenere l’autorizzazione on-line”. “Purtroppo poche Province hanno ottemperato alla richiesta, e fra queste non c’è Brescia”, osserva Giuseppina Mussetola: “occorre invece accelerare in questa direzione. Se la situazione non verrà presto sbloccata alcune aziende manifatturiere potrebbero decidere nel breve-medio termine di delocalizzare i loro stabilimenti in quelle nazioni dove hanno le maggiori commesse: oltre confine non esiste alcuna problematica di trasporti eccezionali e in tre giorni si ottengono i permessi. Un aspetto che diventa un fattore di competitività strategico per le imprese”.