In cella per cinque giorni a causa di un bicchiere di troppo. “Non si può finire in galera per questi motivi”, dice sotto shock un 32enne residente a Como. “È stata una situazione folle, non si può andare in carcere per una cosa del genere”. L’uomo era stato fermato per guida in stato di ebbrezza nel 2009. Fermato per un controllo casuale mentre tornava a casa dopo il lavoro in Svizzera ed è finito in carcere per scontare la pena di un mese successiva a un ordine di carcerazione emesso a giugno dalla Procura della Repubblica di Como.
Il tutto per essere stato trovato alla guida con troppo alcol in corpo nel febbraio del 2009. Non un livello spropositato, bensì di poco sopra la soglia del penale. Una birra di troppo “rilevata” quando l’uomo transitava in macchina a Erba per recarsi dove abitava allora, ovvero a Casatenovo. I problemi iniziarono con la condanna (patteggiata) a un mese di cella e al pagamento di 750 euro di ammenda proprio per il reato di guida in stato di ebbrezza. E il 32enne in un primo momento avanzò anche la richiesta – come previsto dalla legge – dell’affidamento ai servizi sociali che però “cadde” in seguito a una esigenza lavorativa dopo che l’uomo aveva trovato impiego in un ristorante di Lugano. Le successive notifiche – per cercare eventuali e nuove misure alternative alla cella – non arrivarono a destinazione in quanto il 32enne fu dichiarato irreperibile. In realtà, si era trasferito da Casatenovo a Como dove abita ormai da tempo. Solo l’intervento dei suoi nuovi legali, gli avvocati Davide Brambilla e Claudia Canali, ha permesso di “bloccare” subito la situazione ottenendo la scarcerazione avvenuta martedì dopo cinque giorni in cella. Il giudice, Maria Luisa Lo Gatto, ha infatti annullato il provvedimento “viziato” a suo dire da ricerche fatte con superficialità.