“L’azione collettiva promossa da Altroconsumo nei confronti di Trenord potrebbe produrre un indennizzo di massa nei confronti dei pendolari lombardi. Ciò sarebbe positivo perché verrebbero riconosciuti in solido i danni causati per i 10 lunghi giorni della “Caporetto ferroviaria”. Ma c’è da chiedersi come si intende far fronte a questi eventuali risarcimenti, che potrebbero costare fino a 20 milioni di euro”. Lo ha detto Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti (Onlit), a proposito della class action promossa da Altroconsumo verso Trenord.
“Tre sono le ipotesi, visto che il 55 per cento delle risorse per far correre i treni sono a carico della regione e il 45 per cento a carico degli utenti. La prima è che le risorse per i rimborsi vengano reperite da un aumento delle tariffe. La seconda, che vengano aumentati i contributi pubblici e la terza consiste nel bloccare gli interventi di miglioramento e potenziamento dei servizi. L’ipotesi più probabile è che il risarcimento venga pagato da un aumento dei contributi pubblici, cioè in carico a tutti i contribuenti, la cui stragrande maggioranza non usa neppure il treno. Il risarcimento potrebbe avere un significato responsabilizzante, solo se fossero gli stessi manager aziendali di Trenord a pagare di tasca propria. Quando si tratta di aziende pubbliche che erogano servizi con corrispettivi pubblici, l’intervento della magistratura non basta per migliorare l’efficienza gestionale delle aziende, anzi rischia di essere controproducente, perché aumenterebbero i costi dei servizi a cui vanno aggiunti i risarcimenti già effettuati (bonus) che comunque sono coperti sempre da Pantalone”.