C’è una macchia nera nella storia di Audi. Un passato nascosto che ora è venuto alla luce proprio grazie alle ricerche volute dalla casa tedesca. Durante gli anni della dittatura nazista, la Auto Union Ag – da cui poi nacque Audi – sfruttò nelle sue fabbriche migliaia di lavoratori forzati e internati nei campi di concentramento delle SS. La realtà è emersa da uno studio storico commissionato proprio dall’azienda tedesca. La ricerca, intitolata “Economia di guerra e impiego dei lavoratori presso la Auto Union AG di Chemnitz nella Seconda guerra mondiale” arriva alla conclusione che Auto Union “si lasciò coinvolgere in maniera scandalosa nel sistema dei campi di concentramento per interessi nel sistema economico di guerra”.
Come spiega l’Ansa, secondo gli storici per Auto Union hanno lavorato 3.700 internati in sette campi costruiti dalle SS, e 16.500 lavoratori forzati. Un quarto erano di religione ebraica. “È fuori questione la responsabilità morale” del management di Auto Union per le condizioni del Lager di Leitmeritz, che faceva parte del campo di concentramento di Flossenbuerg, “dove sono stati sfruttati 18mila internati, 4.500 dei quali sono morti”. In generale solo la fine della guerra l’azienda avrebbe impedito un uso ancora più massiccio di lavoratori forzati, che già era stato programmato. Che i risultati dello studio siano arrivati così tardi, si è giustificata l’azienda, dipende anche dal fatto che la centrale di Auto Union era finita, dopo il 1945, nella zona controllata dai sovietici, poi diventata Repubblica democratica (DDR). Audi non avrebbe avuto accesso ai registri, spiegano alla multinazionale bavarese, fino al 1990. Dopo le rivelazioni dello studio – spiega sempre l’Ansa – Audi ha dato mandato di aggiornare diversi testi nei musei aziendali e in internet. “Meglio tardi che mai”, ha commentato alla Dpa lo storico Wolfgang Benz. La casa madre di Audi, la Volkswagen AG, già negli Anni 90 aveva cominciato a indagare sul passato di compromissione dell’azienda con il nazismo. Wolfsburg, città natale della Volkswagen, è praticamente nata e si è sviluppata intorno alla fabbrica, di cui il Fuehrer Adolf Hitler aveva posto la prima pietra nel 1938. Dal 2000 Volkswagen partecipa per tutti i suoi marchi, compresa Audi, al finanziamento della Fondazione memoria, responsabilità e futuro, che fino al 2006 ha risarcito complessivamente con 4,4 miliardi di euro oltre 1,6 milioni di ex lavoratori forzati della dittatura nazista.