L’inquinamento dell’aria provoca un aumento di rischio di infarto e angina del 12 per cento: il nuovo studio europeo, in Italia condotto dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio e dalla Città della Salute di Torino, ha esaminato più di 100.000 soggetti residenti in sette città di cinque Paesi europei. Si stima che per ogni aumento nella media annuale di esposizione a particolato (le particelle di diametro inferiore a 10 micrometri, PM10) di 10 µg/m3 vi è un aumento del rischio di attacchi cardiaci del 12 per cento.
La ricerca del gruppo Escape sugli effetti dannosi dell’inquinamento è stata da poco pubblicata dalla prestigiosa rivista scientifica internazionale British Medical Journal (BMJ). I ricercatori hanno utilizzato i dati del progetto Escape (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects, coordinato dalla Università di Utrecht in Olanda). I soggetti in studio sono stati seguiti per circa 12 anni e più di 5.000 hanno avuto un primo infarto o un ricovero per angina instabile. In Italia lo studio ha coinvolto circa 14.000 persone. Hanno collaborato allo studio numerosi enti tra cui le Agenzie ambientali dell’Emilia-Romagna, del Lazio e del Piemonte. L’associazione tra esposizione prolungata a particolato e incidenza di infarto e angina è stata confermata anche tenendo conto di diversi fattori individuali, come l’abitudine al fumo, lo stato socio-economico, l’attività fisica, il livello di istruzione e l’indice di massa corporea. I risultati mostrano che il particolato è l’inquinante più dannoso, anche per concentrazioni sotto i limiti consentiti dall’attuale legislazione europea. La ricerca rileva che “quasi il 90 per cento della popolazione mondiale vive in luoghi al di sopra delle linee guida dell’OMS”.