Il costo del rinnovo della patente di guida entrerà presto a fare parte della raffica di aumenti previsti quest’anno. A partire dal 9 gennaio per la pratica si dovranno pagare almeno 26 euro in più rispetto al passato. Nonostante i costi della procedura siano rimasti formalmente invariati (25 euro, 16 per la vecchia marca da bollo e 9 euro per i diritti di Motorizzazione), a questi vanno aggiunti 6,80 euro per la posta assicurata da saldare al momento del ritiro della patente nell’ufficio postale (mentre prima il vecchio bollino adesivo arrivava direttamente a casa), 15 euro in più per la visita medica (essendo aumentati i compiti dei medici) e minimo quattro euro per le nuove foto tessera (se si sceglie la macchinetta e non si va da un fotografo).
Come spiega il Codacons quella della licenza di guida si unisce ad altre piccole e grande stangate. Qualche esempio? Caffè, snack, bibite dei distributori automatici aumenteranno per il passaggio dell’Iva dal 4 al 10 per cento: 1 euro diventerà 1 euro e 6 centesimi, o, più probabile, sarà arrotondato a 1 euro e 10, con un incremento del 10 per cento invece del matematico 5,7 per cento.
La luce aumenta dello 0,7 per cento, poco rispetto al passato ma sempre troppo considerato che abbiamo già le bollette energetiche più care d’Europa e visto che il Governo, nel Consiglio dei ministri del 13 dicembre, aveva promesso un taglio di ben 850 milioni sul costo delle bollette elettriche.
Come abbiamo scritto su Stradafacendo (clicca qui), rincarano anche i pedaggi autostradali, in media del 3,9 per cento. Gli aumenti di raccomandate (1,80 euro, da 3,60 a 5,40, + 50 per cento) e lettere (0,25 euro, da 0,70 a 0,95, +35 per cento) sono stati per il momento congelati da Poste Italiane ma sono possibili in qualunque giorno da domani al 2016, essendo già stati autorizzati da Agcom.
Poi c’è il pagamento della mini-Imu (entro il 24 gennaio) e l’incognita della futura Iuc, la stangata più temuta del 2014. Insomma per il Codacons gli aumenti sono troppi, specie se si considera che da anni sono bloccati gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps.