Burocrazia o idiozia? Ferma i trasportatori italiani e dà via libera invece agli stranieri

Vuoi caricare la merce? Se sei italiano devi fornire una lunga documentazione, se sei straniero non è necessaria. L’ennesima dimostrazione di come la burocrazia stia costringendo molte aziende italiane d’autotrasporto ad alzare bandiera bianca coinvolge un celebre gruppo alimentare che ha chiesto a una ditta d’autotrasporto una serie di documenti per accedere ai loro stabilimenti. Documenti che per un’azienda straniera non sarebbero necessari.

Il tutto parte dalla decisione del gruppo alimentare di redigere una rigida e dettagliata procedura per l’ingresso degli autotrasportatori con l’obiettivo di garantire sicurezza sul lavoro. Un nobile intento che però traballa in qualche punto. In particolare, sottolineano i responsabili dell’azienda di autotrasporto, in una mail il gruppo alimentare chiede di compilare “la nuova procedura in ottemperanza alla legge 81/08 sulla sicurezza che riguarda esclusivamente gli autotrasportatori dipendenti di ditte italiane, da compilare in ogni sua parte e da rimandare unitamente a una copia d’iscrizione alla Camera di Commercio”. Si tratta di posizione Inps, Inail, iscrizione alla Camera di commercio oltre a una dichiarazione nella quale si attesta che “tutti i lavoratori sotto elencati sono regolarmente assunti, vengono regolarmente  sottoposti a sorveglianza sanitaria e sono in possesso di certificato di idoneità sanitaria allo svolgimento della mansione specifica, sono stati informati e formati sui rischi specifici presenti, sulle misure di prevenzione da adottare nelle operazioni di carico/scarico degli automezzi e sulle misure da adottare in caso di emergenza” e molto altro. Il gruppo alimentare, denuncia rivolgendosi a Conftrasporto l’azienda d’autotrasporto, segue “in modo, oserei dire, ossessivo anche le più remote normative previste in materia di sicurezza (Legge 81/08) stringendo le regole in maniera tale da cercare di non essere mai responsabili, in nessun modo e per nessuna ragione, di eventuali eventi che possano coinvolgere autisti terzi al carico presso i loro stabilimenti… Hanno emanato una direttiva da fare invidia al migliore burocrate pubblico”. Ma l’aspetto che “lascia del tutto basiti”, spiega l’azienda, è il fatto che la documentazione richiesta “vale esclusivamente per le imprese di trasporto italiane”. “Siamo fenomenali, riusciamo a discriminare noi stessi”, commenta con amarezza l’autotrasportatore che ha rinunciato al carico. “Ho istruito il nostro partner svedese di provvedere in proprio con camion rumeno – bulgaro – ceco – filippino – algerino, perché non possiamo mandare noi un camion italiano a caricare”.