Quando si compra un’auto tutti verificano quanto consuma. Spesso però i dati diffusi dalle case costruttrici sono ben lontani da quelli reali. La differenza relativa ai consumi e alle emissioni di Co2 può arrivare fino al 30 per cento. Lo svela uno studio pubblicato dall’International Council on Clean Transportation (ICCT), un’ong che fa ricerca e analisi scientifiche nel settore dei trasporti. In testa alla classifica delle differenze ci sono Bmw (+30 per cento), Opel/Vauxhall (+27 per cento) e Mercedes (+26 per cento).
Fiat si attesta nella media fra il 20 e il 25 per cento insieme a Volkswagen e Ford, mentre Renault e Peugeot-Citroen si fermano a +16 per cento e Toyota a +15 per cento. “I politici europei devono porre fine alla attuale manipolazione dei dati sui consumi di carburante”, commenta Greg Archer della ong Transport&Environment, secondo cui i test delle case costruttrici sono “obsoleti, non rappresentativi e contengono diverse scappatoie” per truccare i risultati. Gli automobilisti pagherebbero ogni anno circa 300 euro in più rispetto a quanto dichiarato. “Limitare le emissioni di CO2 può ridurre il costo della guida, ma solo se queste avvengono nella pratica, non solo sulla carta”, afferma Monique Goyens, direttore generale dell’organizzazione europea dei consumatori (BEUC). La proposta di Commissione europea ed Europarlamento di introdurre nel 2017 un nuovo meccanismo di misurazione di consumi ed emissioni di CO2 è attualmente in discussione fra gli Stati membri dell’Ue.