“Lo sciopero è contro una dismissione non scritta da parte del Gruppo Ferrovie dello Stato di Cargo e in generale, in Italia, del trasporto merci su ferro”. Lo ha detto Silvano De Matteo della Filt Cgil spiegando i motivi dello sciopero di otto ore di giovedì 21 marzo fatto dai lavoratori della divisione Cargo emiliano-romagnoli. Dopo l’annullamento da parte degli organismi di garanzia di uno sciopero nazionale l’8 marzo, la protesta è stata indetta in una delle regioni cardine del trasporto ferroviario a livello italiano dove ha sede uno degli scali merci più grandi d’Europa. Cargo è la società leader del settore e, nonostante le liberalizzazioni, controlla il 70 per cento di un mercato che, secondo i sindacati, avrebbe margini molto ampi di espansione. “Solo il 6 per cento delle merci in Italia è trasportata con il treno”, ha detto De Matteo, “non è così negli altri Paesi. In Germania è il 21 per cento, in Francia il 22 per cento, in Austria il 36 per cento, e in Svizzera addirittura il 50 per cento”. Aldo Cosenza della Fit Cisl – presente in conferenza stampa insieme ai colleghi di Uil e Ugl – ha fatto il punto sul ridimensionamento in Emilia-Romagna e dello Scalo merci San Donato: “Fino a quattro o cinque anni fa”, ha detto, “transitavano da San Donato 250 treni al giorno. Oggi la media è di 20, 25”. I lavoratori protestano anche contro le azioni di ridimensionamento portate avanti unilateralmente dal Gruppo Fs solo, denunciano, per ragioni di bilancio. Alla fine del 2012 i lavoratori di Cargo erano 496, oggi sono 430 ed entro la fine dell’anno altri 100 dipendenti saranno dirottati verso altre società del gruppo arrivando a un numero di unità che, come hanno spiegato i sindacalisti, mette a rischio l’operatività di Cargo e il rispetto delle regole sulla sicurezza.