Autostrade più sicure delle provinciali, ancora troppi i ciclisti e i pedoni uccisi

I dati sull’incidentalità stradale diffusi dal rapporto Aci-Istat (clicca qui per approfondire) parlano di una riduzione del numero di morti sulle strade italiane (-45,6 per cento rispetto al 2001) che è molto più marcata di quella relativa al numero di incidenti e feriti (solo -22 per cento). “Il dato”, commenta Ennio Cascetta, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Aci “Filippo Caracciolo”, “indica uno sviluppo delle tecnologie e degli strumenti legati alle performance di sicurezza dei veicoli, come degli interventi normativi sulle infrastrutture per una mobilità sicura”.

Il dato relativo ai morti sulle strade è confortante, ma non uniforme per tutte le tipologie stradali. Se le autostrade hanno registrato una diminuzione del 21 per cento degli incidenti rispetto al 2001, nelle strade urbane la percentuale scende al -15 per cento, fino ad arrivare nelle strade extraurbane (non autostradali) solo al -9 per cento. “I valori riscontrati”, spiega Ennio Cascetta in una nota, “evidenziano una carenza di interventi mirati nelle città, soprattutto nelle città di medie e grandi dimensioni. Le città italiane sopra i 250.000 abitanti hanno un tasso di incidentalità che supera di 2 volte e mezza quello delle corrispondenti città dell’Europa a 27”.
Per la prima volta più del 50 per cento delle vittime è rappresentato dai cosiddetti “utenti vulnerabili”: ciclomotori, motocicli, ciclisti e pedoni. “Va osservato che, negli ultimi 7 anni, diverse tipologie hanno visto tendenze diverse: mentre il numero di morti in incidenti con ciclomotori sono diminuiti del 57%, segno dell’efficacia degli ultimi interventi normativi quale ad esempio la patente a punti, e tecnologici (sicurezza del casco), si riscontra una riduzione solo del 6% del numero di morti in incidenti che coinvolgono pedoni e del 20% per i ciclisti”, si legge nel comunicato della Fondazione Aci “Filippo Caracciolo”.
Dall’analisi dei dati emerge che la prima causa di incidenti, per le strade extraurbane, è la “guida distratta” o “andamento indeciso” (il 19 per cento). Con una percentuale riscontrata ben maggiore persino di quella per guida a velocità elevata (11,5 per cento). L’uso del cellulare in auto, come dimostrano anche precedenti studi dell’Aci, è percepito dall’88 per cento degli utenti della strada come principale motivo di distrazione. “Secondo ricerche consolidate nella letteratura, infatti, l’uso del cellulare produce un aumento dei tempi di reazione anche più elevato di quello prodotto dalla guida in stato di ebbrezza. La Fondazione Filippo Caracciolo”, spiega Ennio Cascetta, “propone che venga messa in piedi una vera e propria Safety Review per verificare, a distanza di 10 anni dalla emanazione della normativa europea, la maggiore o minore efficacia dei provvedimenti presi nel nostro Paese (Codice della Strada, sistemi di rilevazione, interventi infrastrutturali) con l’obiettivo di individuare quale strada prendere nel prossimo decennio per raggiungere l’Obiettivo 2020 dell’Unione Europea”.