Via i Tir dalle isole italiane, o quantomeno via molti dei Tir costretti a percorrere lo stivale e attendere poi per lunghe ore i traghetti nei porti. Un sogno auspicato dalle stesse aziende di autotrasporto, alle prese ogni giorno con la burocrazia e la carenza di infrastrutture. La volontà di potenziare l’interscambio ferro-gomma non manca però, almeno in Sicilia, dove si chiede a gran voce un piano logistico che aiuti la mobilità delle persone e delle merci.
Bastano pochi esempi per comprendere come la Sicilia sia arretrata a livello di infrastrutture ferroviarie rispetto al resto d’Italia. Mentre nel Lazio le linee elettrificate a doppio binario raggiungono il 70 per cento rispetto al totale della rete ferroviaria della regione, in Emilia Romagna si passa al 46 per cento, in Lombardia al 42 per cento, in Puglia al 40 per cento. In Sicilia si riduce a solo il 12 per cento: infatti, su un totale di 1.380 chilometri di rete ferroviaria della regione solo 168 chilometri sono elettrificati e a doppio binario. L’unica alternativa viene così rappresentata dal trasporto su gomma.
“Come Mto, Multimodal Terminal Operator, contribuiamo a togliere dalla strada circa 8.000 Tir”, ha dichiarato ai media siciliani Giuseppe Campione, direttore generale del gruppo catanese Gmc, “domani, riprendendo tracce ferroviarie abbandonate da Cemat/Trenitalia potranno essere ben 55mila i Tir che non percorreranno l’Italia e la Sicilia; quindi, 55mila Tir in meno che attraverseranno la città di Messina. Ecco perché prima come Mto, poi come impresa ferroviaria, merci e passeggeri, intendiamo agire in Sicilia. Prima di tutto perché vogliamo collaborare con Trenitalia per far proseguire i treni merci nelle varie destinazioni siciliane, perché siamo convinti che questa è l’unica modalità che può far uscire la Sicilia dalla condizione di marginalità in cui si trova; secondo, perché crediamo fermamente che anche la mobilità dei passeggeri sia indispensabile per la crescita economica e culturale della Regione”. Senza dire del turismo, che potrebbe contare su un sistema ferroviario funzionale e decoroso che consenta di muoversi con rapidità ed economicità da un capo all’altro della Sicilia, e dei collegamenti con gli aeroporti. “Ma una vera e propria privatizzazione del settore”, ha detto ancora Campione, “si potrà avere solo quando la parte politica si renderà conto che l’attuale modello di Fs dovrà essere modificato agevolando (non ostacolando) l’ingresso nel sistema ferroviario di imprese ferroviarie private e soprattutto agevolando e favorendo la collaborazione tra l’impresa Trenitalia e le imprese private”.