Una ricerca dell’Iru svela l’impatto
della crisi sul trasporto stradale

Si sapeva che la crisi del sistema finanziario e produttivo aveva causato molti problemi al mondo dell’autotrasporto. Una sensazione che ora è confermata dai numeri contenuti in una ricerca svolta dall’Iru su 74 Paesi. Cifre davvero preoccupanti. Nel raffronto tra i dati del primo semestre 2009 con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente si evidenziano moltissimi segni negativi: come la diminuzione del traffico nazionale (tra il 10 e il 20 per cento) e, ancora peggio, del traffico internazionale (tra il 20 e il 30 per cento). Ma la crisi ha causato anche un calo consistente dei prezzi di trasporto praticati (10 per cento), un calo di occupazione degli autisti (10 per cento) e un consistente aumento dei fallimenti (20 per cento).
L’indagine è stata promossa da Unece, Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Europa, e svolta dall’Iru, International Road Transport Union di Ginevra, organizzazione quest’ultima alla quale Conftrasporto aderisce.
Nessuna previsione viene azzardata per i prossimi mesi, ma ciò che preoccupa è la mancanza di aspettative di ripresa a breve termine. Tra gli interventi proposti dall’Iru per favorire una ripresa ci sono la riduzione delle imposte, la rimozione di barriere protezionistiche, l’apertura di linee di credito per le imprese del settore e una semplificazione delle norme di tutela dell’ambiente. Indicazioni certamente interessanti ma, per certi versi, in controtendenza rispetto alle evoluzioni registrate nei singoli ambiti. Il riferimento va, per esempio, alle politiche di cabotaggio adottate dall’Europa, sicuramente più restrittive, alle questioni ambientali connesse alle emissioni dei motori (Euro5-Euro6), all’esagerata pratica di controlli esercitata ai confini di alcuni Paesi extra-comunitari area est Europa – come la Russia – proprio per disincentivare il traffico internazionale a favore dei vettori nazionali.