Rientro con sorpresa nelle maggiori città italiane. Numerose giunte comunali stanno infatti approntando le cosiddette “Zone 30” ossia aree cittadine in cui il limite di velocità viene tassativamente abbassato dai canonici 50 all’ora ai 30. Una velocità che secondo gli amministratori tutela maggiormente pedoni e ciclisti, ma che mette anche a dura prova chi si muove per questioni di lavoro, dagli artigiani di servizi, ai rappresentanti, agli autotrasportatori (soprattutto quelli dell’ultimo miglio). Capofila di questa iniziativa che vanta ad ogni modo numerosi precedenti anche “pericolosi” per le giunte comunali è Roma. L’assessore al Traffico, Sergio Marchi ha individuato quattro zone: quella del Tridente, quella del Testaccio, Trastevere e Ansa Barocca. Si tratta delle cosiddette zone della movida, ma il progetto potrebbe estendersi presto ad altre aree del centro e della periferia, in particolare nei pressi di pubblici esercizi e delle scuole. Non solo Roma, si diceva; Bologna deciderà a metà settembre del “Piano Zona 30” in alcuni quartieri, Torino lo ha già applicato nella zona di Santa Rita. Milano ha già applicato i 30 all’ora sotto l’Arco della Pace, ma ora la giunta guidata da Letizia Moratti vorrebbe estenderlo a Corso Buenos Aires e zone limitrofe. A queste iniziative la Moratti ha unito l’Ecopass e il bike-sharing che ha avuto un grande successo, anche se Milano non brilla certo a livello di piste ciclabili. Verona applica il 30 all’ora nel centro storico, così come Padova; Como ha addirittura chiuso al traffico veicolare tutta l’area dentro le mura. Gli esempi non mancano pure nel resto d’Europa dove vi sono le città più “a misura di pedone”. Titolo che spetta alla cittadina francese Chambery, seguita da Zurigo in Svizzera, con 122 zona a 30 all’ora e da Gratz in Austria, che ha costretto gli automobilisti a viaggiare a passo di lumaca in tutta l’area comunale.
C’è una grande città italiana che non pensa invece ai 30 all’ora, si tratta di Firenze, che provò negli Anni 80 con il risultato di una sollevazione popolare che portò poco dopo alla caduta della giunta.