“Chi (non) paga per Viareggio” è l’eloquente titolo di un articolo di Giorgio Meletti per CorrierEconomia inserto del Corriere della Sera in edicola il 20 luglio. Le famiglie delle 29 vittime non conoscono ancora come e soprattutto da chi verranno risarcite per il drammatico incidente della Versilia. Un conto che ammonta almeno a 50 milioni di euro tra danni materiali e risarcimenti per i morti e i feriti. “L’amministratore delegato delle Fs, Mauro Moretti respinge ogni responsabilità – scrive CorrierEconomia, addossando alla Gatx fornitrice del carro cisterna incriminato. La Gatx non ci sta. Deciderà l’inchiesta, si dice in questi casi”. I tempi si allungano quindi, tra perizie e controperizie si potrà attendere dai dieci ai quindici anni. E intanto, un mese dopo la strage, il 29 luglio sono previsti eventi e manifestazioni a Viareggio. Moretti ha accennato alla possibilità che le Fs anticipino il risarcimento salvo poi rivalersi sulla Gatx o su altri. “In realtà Fs è pur sempre una società per azione – precisano dal CorrierEconomia – ed è assai dubbio che il management si senta legittimato a pagare un risarcimento senza responsabilità accertata. Questo caso sta insegnando agli italiani che ti può entrare un treno in casa senza che nessuno ne risponda. Una beffa che domani potrebbe ripetersi con l’esplosione di un rigassificatore, tanto per dire, con la caccia al fornitore del pezzo difettoso. Per questo la faccenda preoccupa tutti, a cominciare dal governo: se non si stabilisce che in casi del genere – scrive CorrierEconomia – deve esserci qualcuno che risponde “a prescindere”, Viareggio rischia di trasformarsi in un gigantesco spot per la sindrome di Nimby (“Not in my back yard”, non nel mio cortile).