Alcune sere fa Rai Uno, nell’ambito della trasmissione Porta a porta condotta da Bruno Vespa, ha mandato in onda il concerto tenuto a L’Aquila da Claudio Baglioni, che ha eseguito anche una delle sue canzoni intramontabili: la mitica “Stradafacendo”. Devo confessare che, come referente per conto della Federazione autotrasportatori italiani del nuovo blog intitolato proprio Stradafacendo mi sono emozionato.
Ma, passata l’emozione, ho cominciato a riflettere e a pormi alcune domande con l’obiettivo di “rileggere” la terribile tragedia del terremoto con l’occhio dell’autotrasportatore.Con cosa sono arrivati i primi aiuti e quelli successivi (e con cosa continuano ad arrivare tutt’oggi) sui luoghi del terremoto per aiutare i nostri amici abruzzesi? Qualcuno se lo è chiesto? La risposta è semplice: con i camion. Sì, proprio i “maledetti tir”, guidati dagli ancora più maledetti camionisti, quelli che qualcuno, facendo di tutta un’erba un fascio, ha addirittura ribattezzato “i famigerati tirroristi”, fingendo di non vedere che per pochi conducenti condannabili, ci sono decine di migliaia di serissimi professionisti, padri di famiglia, che sulle strade ci vanno a lavorare, rispettando la propria vita e quella altrui, e facendo arrivare a destinazione ogni giorno tonnellate di merci che altrimenti non sarebbero disponibili. Compresi gli alimenti, i farmaci, le tende, le coperte e quant’altro è stato consegnato a migliaia di famiglie abruzzesi rimaste senza casa.
Per carità: nessuno pretende riconoscimenti come quelli giustamente concessi ai vigili del fuoco, ma proviamo a ricordare ogni tanto al Paese che i camionisti non sono solo quelli che causano gli incidenti (anche perché, dati Istat alla mano, è bassissima la percentuale di incidenti provocati dai mezzi pesanti), ma anche coloro che lavorano per sé e, soprattutto, per gli altri.
Se il dottor Bruno Vespa volesse un giorno fotografare anche questa faccia della medaglia, invitando in studio i rappresentanti di una categoria che conta centinaia di migliaia di lavoratori in tutta Italia, sono certo che gli autotrasportatori potrebbero tratteggiare un’immagine ben diversa da quella che spesso giornalisti da strapazzo hanno relegato nella categoria dei delinquenti, degli assassini. Come se una persona, magari un padre di famiglia, cercasse ogni volta che si mette al volante di cercare la morte propria e altrui: un’idiozia che può affascinare (inebetendolo) solo chi ha la fregola di sparare il titolone in prima pagina senza possedere né serietà, né capacità di analisi (basterebbe esaminare i dati per evitare certe sparate).
Ma c’è anche un’altra domanda che improvvisamente ha fatto capolino nel mio cervello: e se il disastro ferroviario di Viareggio avesse avuto come protagonista un tir invece che un convoglio ferroviario, l’asfalto anziché la rotaia (ne viaggiano a migliaia di cisterne sulle nostre strade), cosa si sarebbe scatenato? Oltre a porsi solamente una domanda, il mio cervello questa volta si è anche dato la risposta: la caccia al tirrorista!
Ovviamente nessuno si è sognato di dire che dopo la tragedia i carri cisterna rimasti sui binari sono stati svuotati e il contenuto travasato su una cisterna di un tir con a bordo un “tirrorista”… Chissà perché a nessuno è venuto in mente di dirlo… Che abbia ragione il senatore Giulio Andreotti a dire che a pensar male ci si azzecca?
E così mi è venuto in mente di dirlo a Stradafacendo, con l’augurio di indicare la strada giusta a molti professionisti (?) della stampa.
Diciamolo su Stradafacendo… “e vedrai che stradafacendo vedrai che non saremo piu’ da soli e stradafacendo troverai un gancio in mezzo al cielo e stradafacendo sentiremo la strada far battere il nostro cuore (di autotrasportatori per amore delle nostre famiglie e del nostro lavoro)”.
Un’ultima considerazione per i media che vedono sempre e solo una faccia della medaglia: nel 2008 sono morti 335 operatori del settore (basta andare a leggersi, con grande professionalità giornalistica, il rapporto Inail 2008); hanno superato i numeri del terremoto e il fatto si ripete tutti gli anni più o meno con gli stessi numeri.
Forse anche quelle sono bare sulle quali piangere. Forse anche quelle sono bare alle quali dedicare una trasmissione. O forse gli autotrasportatori sono morti diversi dagli altri, vittime di serie B?
Stradafacendo vedremo…
Doriano Bendotti