La sicurezza si costruisce
con maggiori controlli sulle strade

È certamente un impegno notevole quello di avviare e alimentare un “blog” sui temi del trasporto, argomento che negli anni ha sempre destato l’attenzione della gente e della politica, e ha alimentato la cronaca con fatti certamente non piacevoli e sentimenti negativi. Soprattutto per il trasporto delle merci. Le immagini del grave incidente autostradale di Cessalto, riproposte con particolare enfasi ed emozione nella trasmissione Annozero, sono ancora nitide nella memoria della gente. Altrettanta preoccupazione generano tutte quelle testimonianze visive e verbali, viste e sentite sul modo di lavorare degli autisti e degli artigiani di questo settore, che hanno reso evidente una grave anomalia del sistema, ossia che per resistere in quel mercato di servizi, occorre “sistematicamente” non rispettare le regole. Regole che dipendono da precisi fattori economici e commerciali, che non tengono minimamente conto del Codice della strada. Essere liberamente costretti a evadere le norme sulla sicurezza nella circolazione stradale, sui tempi di guida, sui riposi, sul peso delle merci caricato sul camion e quant’altro, per poter guadagnare il proprio compenso, genera un costante logoramento della persona, della sua vita, qualsiasi sia la sua posizione lavorativa: che sia lavoratore dipendente o imprenditore. Se a questo si aggiunge l’impari concorrenza messa in campo da chi  propone i propri servizi a costi sempre più bassi, nella consapevolezza che per praticare tali ribassi è necessario utilizzare pratiche di lavoro non propriamente “limpide”, allora il danno è totale. Ho maturato la convinzione che, in questo scenario, il trasportatore non possa scegliere, altrimenti mette in serio rischio tutta la propria attività, tutta la propria capacità di sostentamento economico. Mette però a rischio anche la propria vita e quella degli altri. Da utente della strada che ogni giorno percorre la tratta Milano-Torino la cosa francamente mi preoccupa.
Qualche giorno fa ho letto addirittura la notizia di un autista di una impresa di trasporto internazionale, fermato in Germania e portato in ospedale non per uno stato di ubriachezza e nemmeno per l’uso di stupefacenti, bensì perché stanco e con la necessità di dormire. Pura follia. Prendo la notizia per quello che scrivono i giornali e le agenzie di stampa. Qualche mese fa ho visto un documentario su un conosciuto canale televisivo satellitare, nel quale veniva data testimonianza dell’attività di controllo sulle strade svolta dalla Polizia tedesca. Controllavano e accertavano, con tanto di videoriprese, il mancato rispetto delle regole di circolazione stradale, compresa quella della distanza di sicurezza tra i veicoli industriali, che è la causa di molti incidenti anche gravi. Forse non tutti si rendono conto che un veicolo in marcia a 90 km/h percorre qualcosa come 25 metri in un secondo di tempo. A 50 km/h si percorrono circa 14 metri. Il calcolo è molto semplice: basta dividere per 3,6 la velocità in km/h per determinare la distanza percorsa in un secondo. Se la distanza tra i veicoli è inferiore, pensate che un autista “morto di sonno” riesca a reagire? Dubito. Da cittadino normale, da utente della strada, comprendo molto bene, ora ancora di più, i motivi per i quali le associazioni degli autotrasportatori chiedono con insistenza che vengano intensificati i controlli sulla strada. La presenza di pattuglie sulle strade, sistematica e costante: questa sì che costituisce un deterrente. Non i “tutor” che, anche se validi, rilevano solo alcuni aspetti della marcia dei veicoli. Ancora di più se i controlli vengono svolti su tutti gli aspetti legati al trasporto. Controlli che devono essere fatti sia sui veicoli italiani, sia sui veicoli esteri. E sulla Torino-Milano in determinate ore del giorno gli esteri sono in maggioranza. Perdonate lo sfogo, ma ho visto nel vostro blog uno strumento per esternare un disagio costante. Chiudo, anticipando la critica che qualcuno potrebbe rivolgermi, consigliandomi di utilizzare la ferrovia per raggiungere il posto di lavoro: provate a utilizzare tali servizi. Poi ne discutiamo.
Grazie per l’attenzione

Peterthink61