Ore 11 e 36 del 14 agosto 2018. Un istante destinato a restare impresso per sempre nella memoria dei genovesi, degli italiani, del mondo. Una della pagine più tristi della storia più recente del capoluogo ligure. Qual giorno di un anno fa il ponte Morandi si schianta di colpo facendo precipitare nel baratro auto e camion che lo stavano percorrendo. Alla fine i corpi sotto le macerie saranno 43. A un anno di distanza sono e saranno molti quelli che ricorderanno quella tragedia, ascolteremo fiumi di parole. Come quelle di papa Francesco, che in una lettera al quotidiano “Il Secolo XIX” , ha ricordato il dramma vissuto da “famiglie che partivano o tornavano dalle vacanze, uomini e donne che stavano viaggiando per lavoro”, assicurando i familiari, gli amici di “non averli dimenticati, di aver pregato e di pregare per le vittime, per i loro familiari, per i feriti, per gli sfollati, per tutti, per Genova. Un evento di fronte al quale, ha aggiunto il Papa, “ il dolore per le perdite subite è lancinante e non facile da lenire, come pure è comprensibile il sentimento di non rassegnazione di fronte a un disastro che poteva essere evitato”. Non rassegnazione: un invito che insieme a un altro espresso sempre da PaPa Francesco, “Non si cancelli la memoria”, invitano, in questo anniversario ad accendere i riflettori su cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto dopo la tragedia di Genova. Le cerimonie, le parole, sono una “bella cosa”, ma l’Italia chiede ben altro: chiede che le molte altre infrastrutture a rischio disseminate lungo il Paese, con tanto di testimonianze che ne dichiarano il possibile pericolo, vengano mappate, controllate, se necessario chiuse e consolidate o ricostruite. In altre parole chiede sicurezza, perché non debba esserci più un altro Ponte Morandi. Questo dovrebbe esigere il Paese da una classe politica che sembra invece preoccupata solo di puntellare, a colpi di alleanze, le proprie poltrone in parlamento, in senato, ai ministeri, nelle commissioni…. Da una parte le immagini, devastanti, di quel ponte sbriciolatosi al suolo sotto il diluvio, delle macchine piombate nel vuoto come in un film dell’orrore: dall’altro le immagini di protagonisti e comprimari della politica immortalati mentre si dichiarano pronti a costruire un nuovo futuro del Paese con esponenti politici che fino all’altro ieri avevano ripudiato, oppure a dichiarare inammissibile un’alleanza con un ex nemico col quale, c’è da starne certi, pur di non tornare a casa, andranno prestissimo a braccetto. da una parte il dolore, dall’altra lo schifo per una politica che, di quell’orrore, è stata ed è la prima responsabile. Con l’augurio non debba esserlo di altre stragi.