Strada Facendo

Ma il Governo ha almeno letto le proposte dei trasportatori sullo scandalo Sistri?

“Le associazioni (ovvero i privati) sono costrette a progettare (a proprie spese) nuove soluzioni per porre rimedio a problemi che lo Stato non solo non ha saputo risolvere, ma per i quali ha sprecato, senza ottenere alcun risultato, decine di milioni di euro. È quanto accaduto per lo scandalo (come chiamarlo diversamente) del Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti, che il ministro Stefania Prestigiacomo ha affidato a una società che non l’ha mai fatto funzionare, e che ora altre realtà “private”, stanno cercando di far funzionare offrendo al Governo una soluzione realmente funzionante. Ma il Governo sta almeno esaminando queste proposte (mi riferisco al progetto Setri, elaborato da Assitel e Conftrasporto, presentato ai ministeri competenti prima dell’estate) o non gli ha dato neppure un’occhiata, unendo al danno la beffa (per decine di migliaia di imprese di autotrasporto)?Almeno questo è possibile saperlo dai potenti signori dei palazzi romani che di noi, poveri pezzenti lavoratori comuni, sembra strafottersene?” È questo il contenuto di una lettera inviata alla redazione di Stradafacendo da un associato alla Fai che dopo aver letto sul quotidiano “Il Giornale”, nell’edizione di lunedì 10 settembre, la rubrica di Paolo Uggè “Ruote d’Italia”, dedicata proprio al “caso Sistri”, si è chiesto che fine abbia fatto quella proposta. Ecco il testo dell’articolo pubblicato da “Il Giornale”. Per affrontare e risolvere un problema non basta denunciarne i punti critici (come fanno, ahinoi, troppi politici): occorre avanzare proposte che possano risolverlo. Ed è proprio quello che hanno fatto Assitel e Conftrasporto, associazioni aderenti alla Confcommercio, di fronte a un problema, quello del Sistri, il sistema di tracciabilità del trasporto rifiuti, che per migliaia di imprese di autotrasporto ha unito al danno (non ha mai funzionato) la beffa (è costato migliaia di euro). Assitel e Conftrasporto non si sono limitate a contestare il mancato funzionamento: hanno elaborato una precisa proposta che, prima del periodo feriale, è stata inoltrata ai ministri competenti. Una chiara dimostrazione della volontà – a differenza di quanto aveva sostenuto, in modo superficiale, l’ex ministro  Stefania Prestigiacomo – di affrontare insieme la battaglia alla criminalità organizzata. Come? Ispirandosi ai modelli in vigore nei Paesi europei, con un progetto che si basa su principi semplici e attuabili: introdurre la tracciabilità dei rifiuti dal luogo di produzione a quello di destinazione monitorando il percorso; trasporre l’attuale sistema cartaceo in digitale al fine di consentire semplificazioni e ovvie riduzioni di costi; fornire i dati di gestione da utilizzare per controlli ed elaborazioni statistiche attendibili senza pensare di tracciare in tempo reale le movimentazioni, cosa che oggi determinerebbe la paralisi delle attività a causa dei sempre possibili mutamenti nelle operazioni. Un sistema semplice, che preveda l’interoperabilità con i software gestionali rendendo più gestibile sia l’attuazione sia i controlli a posteriori, da inserire in un quadro normativo chiaro e omogeneo a livello nazionale in cui attraverso il principio del ravvedimento operoso si possano correggere possibili errori di carattere burocratico, che comunque non pregiudichino danni all’ambiente,  evitando costosi contenziosi. Solo così si potrà davvero combattere l’ecomafia.

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