Strada Facendo

“Ministro De Micheli, è ora di fare chiarezza. Anche su chi rappresenta l’autotrasporto”

Sarà sicuramente una settimana decisiva quella che si è aperta domenica con diverse assemblee del mondo dell’autotrasporto organizzate in alcune zone del Paese e che hanno visto emergere un primo messaggio sufficientemente chiaro e forte, riassumibile con uno slogan: “confronto o scontro”. Confronto che potrà iniziare (questo è l’augurio di tutti ) il 14 novembre con l’incontro con i rappresentanti della categoria fissato dal ministro per le Infrastrutture e i trasporti Paola De Micheli; scontro che non potrà essere evitato in caso di risposte inadeguate e inaccettabili. La prima questione che occorrerà dirimere è legata alla chiarezza sulla rappresentanza. Il ministro si dovrà bene documentare sul tema: è chiaro che esistono realtà associative che non sono in linea con la posizione Unatras e chiarirsi sulle imprese rappresentate sarà questa volta un punto di particolare importanza. Occorrerà anche sfatare (i dati già lo confermano) la rappresentazione che accomuna il cambiamento del clima con l’inquinamento generato dall’attività di trasporto. I dati, a oggi non contestati, testimoniano sia la ridotta quota di responsabilità nei fattori di inquinamento (il 4,6%) delle imprese di autotrasporto, sia quanto e come i responsabili di queste ultime abbiano investito negli anni per migliorare comunque le emissioni climalteranti (- 29,7%), fino a “trasportarle” all’ultimo posto nella classifica dell’Unione europea in termini di emissioni. Viene a cadere quindi la tesi che permea questa Legge di bilancio che toglie, in due anni, un miliardo e 200milioni di euro al settore tagliando il recupero dell’accisa sul gasolio, legando la manovra (destinata a uccidere letteralmente moltissime imprese non più in grado di essere competitive sul mercato, e dunque assolutamente inaccettabile) proprio al fattore inquinamento. Tagli ai quali si aggiungono quelli, per un importo di altri 160 milioni di euro, sulle spese non documentate e un lunghissimo elenco di problemi irrisolti: dalla paralisi delle Motorizzazioni civili ai divieti di circolazione al Brennero; dai costi della sicurezza ai tempi di pagamento, alle conseguenze derivanti dalla questione Ilva, fino ai trasporti eccezionali praticamente quasi impossibili da effettuare dopo i crolli dei cavalcavia di oltre due anni fa… Qualcuno prima o poi riuscirà a comprendere che i tagli al settore producono più danni in termine di reperimento di risorse di quanto si intende recuperare proprio attraverso i tagli stessi? Tutti coloro che effettueranno rifornimenti all’estero produrranno minori entrate fiscali. Fare il conto è semplicissimo: per recuperare 0,21 centesimi di compensazione fin qui riconosciuti  lo Stato rischia di perdere l’intera componente fiscale, pari a 88,1 centesimi al litro su ogni “pieno” fatto oltrefrontiera. Chiunque può facilmente comprendere che non è un grande affare. Il danno si incrementa notevolmente. Facendo un rapido conto, effettuato sulla media dei consumi e dei chilometri percorsi, le casse dello Stato potrebbero ridurre i propri introiti dai 13 ai 15 mila euro l’anno per ogni veicolo. Le rappresentanze dell’autotrasporto si sono sempre dimostrate responsabili e hanno sempre sostenuto la positività del confronto, ma da quanto si riesce a comprendere in questa manovra, che potrebbe essere definita, se nessuno si offende, complessa, sembra esserci da parte del Governo un’assoluta mancanza di volontà di creare rapporti costruttivi. Chi in passato ha avuto modo di confrontarsi con diversi esecutivi potrebbe elencare numerosi esempi di “confronti senza scontri”, di trattative che hanno consentito di evitare incomprensioni e soprattutto l’attuazione di iniziative di protesta, scelta (a volte obbligata) negativa per tutte le parti. Se tuttavia non si costruiscono i ponti del dialogo, il risultato porta allo slogan emerso dai momenti assembleari con la categoria avviati in questa settimana. L’impressione che si sta diffondendo tra gli operatori è che sia in atto un tentativo del “divide et impera”. Oggi si penalizza una parte, domani l’altra. Quando un rapporto si avvia su queste basi significa che è prodromo a ulteriori interventi in un futuro non troppo lontano. Oggi si tolgono a una parte le spese non documentate, domani le riduzioni sui pedaggi autostradali, dopodomani tutta la compensazione dell’accisa e via di questo passo? La lezione sui “polli di Renzo” di manzoniana memoria è ben presente. Se si vogliono evitare facili tensioni, occorre ricostruire un rapporto che sappia affrontare l’insieme delle varie questioni, partendo dall’esigenza della conoscenza sia della rappresentanza sia della delicatezza dei diversi argomenti.
Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio 

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