Esistono incentivi e incentivi: alcuni capaci di muovere appena i mercati altri di mettere il turbo alle compravendite. A quest’ultima categoria appartiene di diritto un iperammortamento del 250%, come quello introdotto nella legge di Stabilita e in vigore per tutto il 2018 per favorire l’acquisto di muletti, ovvero i carrelli elevatori (ma anche altri beni) scaricando ai fini fiscali il 150% in più del valore di acquisto e portando in ammortamento non il 100%, ma il 250%. Un maxi bonus per favorire i processi di trasformazione tecnologica e industriale secondo il modello Industria 4.0 che Franco Fenoglio, presidente di Italscania e di Unrae Veicoli Industriali, ha proposto di introdurre anche per i Tir, per rilanciare un settore, quello dei trasporti e della logistica, che lo stesso Fenoglio ha definito “strategico per il Paese e per garantire allo stesso tempo maggior sicurezza sulle strade percorse ogni giorno da centinaia di migliaia di camion vecchissimi e, proprio per questo, pericolosi e inquinanti. Un appello al Governo perché favorisca il riammodernamento di una delle flotte di mezzi pesanti più malconce d’Europa, quale è appunto quella italiana, che Franco Fenoglio ha lanciato in occasione della conferenza stampa che Scania ha organizzato a Milano per presentare il bilancio di fine anno di un gruppo sempre più protagonista nel mercato, con ulteriori prospettive di crescita (per i prossimi cinque anni in Italia Scania ha in previsione 100 nuove assunzioni l’anno nelle proprie officine) ma con anche con preoccupazioni per l’immediato futuro. Per un 2019 che Franco Fenoglio ha affermato di guardare “a testa alta ma con i piedi per terra, felice da una parte dei dati in crescita e dell’entusiasmo dimostrato da tutta la “squadra Scania”, ma preoccupato, dall’altra, per un settore al quale la politica ha dato spesso scarsa attenzione”. Spalancando le porte a una concorrenza straniera diventata padrona del mercato, come ha denunciato sempre il presidente di Italscania, arrivato a Milano da Trento “incrociando il 60, 70 per cento di tir sul Brennero con targa straniera. Una situazione che dal 2008 al 2014 ha visto registrare perdite di mercato spaventose per l’”industria dell’autotrasporto made in Italy, con flessioni epocali”. Un situazione che non può più attendere interventi decisivi, di fronte a un settore paralizzato dalla paura degli autotrasportatori che vorrebbero rinnovare le proprie flotte ma che sono frenati dalla “mancanza di una politica certa di sviluppo del settore, strutturalmente finanziata, capace di dare indicazioni strategiche precise circa tempi e modi di evoluzione del sistema verso quella sostenibilità e sicurezza complessiva che tutti auspichiamo, e che deve passare necessariamente attraverso un rinnovo rapido e mirato del parco circolante”. Un parco da rinnovare non solo “con la riconferma dei contributi finora concessi”, ma magari proprio grazie all’aggiunta di un ‘Iperammortamento. Capace di frenare previsioni che, senza interventi decisi e decisivi , indicano per il 2019 un calo del mercato intorno al 10% rispetto al 2018, “previsione estremamente allarmante in quanto in gioco ci sono sostenibilità e sicurezza di un settore strategico per il nostro Paese”. Un settore che, come emerge dai dati presentati a fine novembre scorso, vede l’Italia, quinto Paese esportatore nel mondo, al 19° posto nella classifica delle performance logistiche e che ha visto le sue imprese di autotrasporto ridurre del 75% la presenza sulle rotte internazionali, con le aziende maggiori e più strutturate che sono emigrate, mentre molte fra le più piccole sono scomparse, in conseguenza soprattutto degli alti costi di gestione (in particolare del personale), della pressione fiscale e delle difficoltà burocratiche. Una situazione da risollevare immediatamente. Magari grazie a un maxi bonus per i tir come quello che già esiste per i carrelli elevatori…
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