“L’aumento del costo dell’energia elettrica per il trasporto ferroviario, previsto nel Decreto legge competitività in conversione al Senato, è destinato a generare un incremento dei costi per le imprese ferroviarie e a creare un pericoloso ostacolo sui binari dello sviluppo del trasporto intermodale, indicato, invece, giustamente dal Governo, come una priorità del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea. Una scelta in controtendenza con quanto sta accadendo in altri Paesi europei, dannosa anche per l’intero comparto logistico nazionale che già soffre troppe penalizzazioni rispetto ai propri competitors, e che rischia di vanificare i pochi ma buoni risultati che il mercato liberalizzato ha prodotto negli ultimi anni”. Così Paolo Uggè, vicepresidente di Confcommercio Imprese per l’Italia, ha commentato la proposta di rimodulazione tariffaria dell’energia elettrica per il trasporto ferroviario, prevista dall’articolo 29 del decreto legge approvato dall’ultimo Consiglio dei ministri , decreto che secondo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dovrebbe “dare una spinta all’economia, facendo accelerare la crescita nei prossimi trimestri e innalzando i livello di crescita potenziale”. “L’aumento del costo del pedaggio di 1,20 euro al chilometro, che passerebbe così da 3 a 4,20 euro al chilometro, porterebbe a un ammontare complessivo di nuovi oneri per il sistema ferroviario di 145 milioni di euro l’anno, come dichiarato dall’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato”, ha concluso Paolo Uggè, “assolutamente insostenibile per le imprese ferroviarie. L’auspicio è che il Governo e il premier Matteo Renzi rivedano l’attuale formulazione della norma, considerandone gli effetti negativi in termini occupazionali, industriali ed ambientali per l’intero sistema logistico italiano”.