Strada Facendo

Altra gabella sugli automobilisti, ecco la “tassa” sugli pneumatici

L’auto è un bene irrinunciabile. Così è decisamente facile continuare a vessare i poveri automobilisti con tasse e gabelle. Abbiamo scritto di recente degli aumenti dell’Ipt (clicca qui per leggere l’articolo), l’imposta provinciale che si paga sulle nuove auto, e ogni anno constatiamo il lievitare dell’assicurazione. Senza dimenticare i prezzi di benzina e gasolio. Guerra in Libia, crisi mediorientale, ogni scusa è buona per rivedere al rialzo il costo al litro della bevande dei nostri veicoli. Ora arriva pure un “contributo ambientale” per il recupero degli pneumatici fuori uso che l’automobilista pagherà all’acquisto di un’auto nuova o di pneumatici nuovi. Nel primo caso i fondi verranno raccolti e gestiti dall’Aci e nel secondo da Ecopneus, per questo si parla di “contributo ambientale” e non di “tassa”, in quanto lo Stato non mette mano a questi introiti. Il nuovo obbligo scatterà il 10 settembre, giorno più giorno meno; la data esatta verrà fissata dal ministero dell’Ambiente nei prossimi giorni come prevede il Decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 131 dell’8 giugno 2011. L’obiettivo è lodevole: smaltire correttamente i vecchi pneumatici, combattendo le ecomafie (che con il business delle gomme fuori uso da smaltire illegalmente incassano due miliardi di euro ogni cinque anni). Premettendo che ci sarà un Comitato interno all’Aci per la gestione delle gomme vecchie, leggiamo assieme il testo: “Articolo 7. Pfu (Pneumatici fuori uso) derivanti da demolizione dei veicoli a fine vita”. Comma 5: “Il Comitato, entro trenta giorni dal suo insediamento, individua, sulla base della documentazione fornita dai produttori e dagli importatori degli pneumatici, l’entità del contributo per la copertura dei costi di raccolta e gestione degli pneumatici dei veicoli a fine vita e lo comunica all’autorità competente la quale, entro trenta giorni, approva l’ammontare del contributo”. Cioè: fra qualche giorno, ci diranno qual è l’ammontare del contributo.
Secondo indiscrezioni raccolte dal noto portale “OmniAuto.it”, il contributo si aggirerà attorno ai 3-4 euro a gomma, che fanno da 14 a 20 euro di contributo ad auto nuova. E attenzione a questo passaggio: “Il contributo è riscosso dal rivenditore del veicolo all’atto della vendita di ogni veicolo nuovo nel territorio nazionale e versato in un fondo appositamente costituito presso l’Automobile club Italia, utilizzato per la copertura dei costi di raccolta e gestione degli pneumatici dei veicoli a fine vita”. Quindi, l’Aci incassa per coprire i costi dovuti a una prima operazione: raccolta e gestione delle gomme delle auto mandate dal demolitore. E infine: “Dal 120esimo giorno dall’entrata in vigore del presente regolamento decorre l’obbligo, da parte dei rivenditori, di esazione del contributo che deve essere indicato in modo chiaro in una riga separata nella fattura di vendita”. Il concessionario deve farti vedere qual è il contributo dato all’Aci, che ci auguriamo riesca nella complessa gestione della materia.
Sempre OmniAuto.it parla anche del secondo contributo. “Ogni volta invece che compreremo pneumatici nuovi, pagheremo un contributo (probabilmente di 3-4 euro a gomma, lo ricordiamo) a Ecopneus, che impiegherà questo denaro per smaltire le gomme vecchie. Ma cos’è Ecopneus? È la società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e la destinazione finale degli pneumatici fuori uso, creata dai principali produttori di pneumatici operanti in Italia. Parliamo di multinazionali: ci sono dentro Bridgestone, Continental, Goodyear Dunlop, Marangoni, Michelin e Pirelli. E hanno tutto l’interesse a stroncare le ecomafie, specie quelle del Sud del nostro Paese. Il contributo ambientale richiesto al momento dell’acquisto dello pneumatico nuovo garantirà ai cittadini la massima trasparenza: sarà riportato in fattura o sullo scontrino fiscale in apposita riga separata. Fra circa tre mesi, Ecopneus avvierà il ritiro gratuito degli pneumatici fuori uso nei 30.000 tra gommisti, autofficine, sedi di flotte di veicoli su tutto il territorio nazionale. A seguire, l’invio agli impianti di trattamento o di valorizzazione”.

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