Domenica 29 maggio il quotidiano Libero ha pubblicato una pagina destinata a scrivere un capitolo importante nella storia della sicurezza stradale. Una pagina attraverso la quale le associazioni vittime della strada si sono fatte portatrici dell’appello lanciato dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ai governi affinchè s’impegnino a sostenere alcune iniziative per tutelare l’incolumità delle persone. Un’iniziativa a cui Conftrasporto (per la quale la sicurezza è un must) ha immediatamente e concretamente aderito non solo acquistando la pagina su Libero e mettendola a disposizione delle associazioni vittime della strada, ma anche proponendo alle federazioni dell’Unatras di condividere tale manifesto. E questo anche per poter inserire, tra gli impegni richiesti al Governo, già imprescindibili per Conftrasporto in quanto oggetto di due leggi dello Stato, la garanzia dell’applicazione di quanto previsto dall’articolo 83 bis. La nostra richiesta è stata condivisa da tutte le associazioni che hanno sottoscritto l’appello. Da oggi, dunque, la domanda di sicurezza anche nelle attività di autotrasporto non è una rivendicazione solo delle nostre associazioni ma anche di tutte le organizzazioni firmatarie l’appello. E questo è un passo estremamente significativo, così come è statostraordinariamente importante (e ha fatto enorme piacere) scoprire, leggendo con attenzione quali sono le rappresentanze che lo hanno sottoscritto, che c’era anche Confindustria. Dobbiamo confessare che questa condivisione ci ha lasciato positivamente sorpresi. Anche perchè se è pur vero che in più occasioni la presidente Emma Marcegaglia aveva evidenziato la necessità di rispettare le regole della sicurezza, è altrettanto certo che, nell’intervento alla recentissima assemblea generale (avvenuta pochi giorni prima della pubblicazione del manifesto), erano stati lanciati segnali diversi e apparentemente in netta contraddizione con la sottoscrizione del manifesto stesso. E siccome nessuno può credere che l’autorizzazione ad apporre la sigla su un manifesto da pubblicarsi a tutta pagina su un quotidiano nazionale su un tema delicato come la sicurezza possa avvenire, a nome di una organizzazione importante quale è la Confindustria, tramite una persona di scarso peso all’interno del sistema, questo ci lascia supporre che quella messa nero su bianco nell’appello (e non detta a parole in assemblea) sia la strada scelta da Confindustria. O, almeno, questa è la speranza. Anche perché in caso contrario, ci sarebbe solo una spiegazione (bruttissima) per coniugare due eventi così contradditori (da un lato la richiesta al Governo di garantire l’applicazione dell’articolo 83 bis, ovvero quello che tutela la sicurezza stradale e della regolarità del mercato dell’autotrasporto di cose per conto di terzi, e dall’altro il riferimento, improprio e sbagliato, alle tariffe obbligatorie): ovvero che Confindustria abbia così leggermente e superficialmente trattato il tema della sicurezza, che tocca tante persone, solo a fini di pura propaganda. Un’ipotesi alla quale non vogliamo neppure pensare, preferendo invece credere che d’ora in poi Confindustria vorrà trasformare in fatti concreti l’impegno messo nero su bianco sulla pagina pubblicata da Libero domenica 29 maggio, viaggiando in direzione di un sistema che si sviluppi nella legalità. A cominciare da quei costi minimi per la sicurezza (al centro di una presa di posizione di Confetra che ha suscitato su Stradafacendo un ampio dibattito – clicca qui per leggere) che possono rappresentare qualche euro in meno nei bilanci, ma molte vite umane salvate in più. E, mettendo sul piatto della bilancia da una parte il denaro e dall’altra la vita umana, siamo certi che nessuno perderà anche un solo istante a domandarsi quale scegliere.
Paolo Uggè (Presidente nazionale Fai Conftrasporto e vicepresidente nazionale Confcommercio)