Tra le opere monitorate ci sono le stazioni e i tunnel della metropolitana di Tokyo, la torre della televisione e il porto di Yokohama, l’Università di Tokyo – modello di costruzione antisismica – ponti e tunnel della regione di Shizuoka.
“I dati rilevati”, prosegue l’articolo, “confermano l’eccellenza delle norme antisismiche in vigore in Giappone. I grandi edifici di Tokyo, del centro città di Sendai e delle altre località del Nord-Est, così come le principali opere ingegneristiche hanno tremato, si sono deformate, senza però subire danni né crolli. Ciò limita il costo della ricostruzione che, nonostante tutto, la Goldman Sachs nelle stime pubblicate il 24 marzo ha calcolato possa essere di 140 miliardi di euro, 200 miliardi secondo le previsioni del governo nipponico. Purtroppo la società Osmos non dispone ancora dei dati per una gran parte della regione del Sendai, la più duramente colpita dal sisma: “La confusione è tale che le misure rilevate non sono state ancora trasmesse dai sistemi” ha affermato Hodac. I rilevatori sorvegliano in quelle aree numerose reti stradali e le zone soggette a smottamenti del terreno. Non è equipaggiata dei sistemi invece la centrale di Fukushima”.