Come si legge sul sito Internet del Parlamento europeo, “le nuove regole prevedono una compensazione fino al 50 per cento del prezzo d’acquisto, oltre al rimborso integrale del biglietto, nel caso di annullamento del servizio da parte dell’operatore, senza che questi proponga un mezzo di trasporto o un percorso alternativo e dopo un ritardo di almeno due ore. Il passeggero che vuole invece rinunciare al viaggio, in seguito all’annullamento di una partenza o al ritardo di almeno due ore e in presenza di un itinerario alternativo proposto, avrà diritto al rimborso integrale del biglietto. Oltre i 90 minuti di ritardo sull’orario di partenza previsto, i passeggeri avranno diritto a un rinfresco. In caso d’interruzione del viaggio, d’incidente o di un ritardo che implica il pernottamento, l’operatore del viaggio sarà tenuto a offrire fino a due notti in albergo entro il massimale di 80 euro. Tale regola non si applica nel caso di calamità naturali o condizioni meteorologiche avverse. Inoltre, l’operatore dovrà prevedere un rimborso, per un massimale di almeno 1200 euro, in caso di perdita o danneggiamento ai bagagli e sarà responsabile fino alla cifra di 220.000 euro (o di più se lo prevede la legislazione nazionale) in caso di morte o ferite riportate in seguito a un incidente.
Per permettere alle piccole imprese di adattarsi alle nuove regole, il Parlamento ha concesso agli Stati membri la possibilità di esentare alcuni servizi regolari nazionali per un tempo di massimo 4 anni, rinnovabili una volta. In cambio, i deputati hanno ottenuto l’adozione di una lista di 12 diritti fondamentali che si applicheranno a tutti i servizi regolari indipendentemente dalla distanza percorsa. La lista include le informazioni che devono essere fornite prima e durante il viaggio, il rispetto delle necessità delle persone con handicap o con mobilità ridotta, la garanzia di non discriminazione nell’accesso ai mezzi di trasporto e il diritto all’indennità integrale nel caso di perdita di strumenti di mobilità quali le sedie a rotelle”. Sempre sul sito del Parlamento europeo, Cancian ha spiegato anche perché ci è voluto così tanto per arrivare a questa approvazione, visto che la Commissione ha proposto il regolamento nel 2008: “Autobus e pullman”, ha detto il relatore, “di solito non sono gestiti da grandi imprese, come succede per compagnie aeree e ferroviarie, ma sono spesso società a conduzione familiare o poco più. Per questo gli Stati membri sostenevano che non fosse il momento giusto per imporre nuove regole al settore, non volevano rischiare di ridurne la competitività. Una scelta comprensibile, ma dall’altro lato si tratta dell’unico modo di trasporto che non aveva ancora regole a tutela dei passeggeri. E dobbiamo considerare che, spesso, i passeggeri di bus e pullman sono una categoria piuttosto vulnerabile per reddito e livello di istruzione. Non possono sempre risolvere i propri problemi andando in tribunale. Senza parlare delle persone a mobilità ridotta: non solo disabili, ma anche i sempre più numerosi anziani. Era necessario fissare almeno una base di diritti comuni”. Cancian ha anche spiegato quali siano stati i principali punti di disaccordo con i ministri dei Paesi Ue: “Noi volevamo che le regole si applicassero a tutti i viaggi al di sopra dei 50 chilometri, loro volevano limitarle ai tragitti sopra i 500 chilometri. I 250 chilometri decisi alla fine sono stati un compromesso. È stato molto difficile raggiungere un accordo. L’ultima notte di trattative abbiamo finito all’1,30 del mattino. È stato il primo atto di conciliazione dopo il Trattato di Lisbona e il dibattito è stato infuocato”.