L’unico dato positivo arriva dal rapporto tra il numero di morti e il parco veicolare circolante. L’Italia ha il primato del maggior numero di mezzi a due ruote in circolazione (circa 9milioni) e l’indice di mortalità è di 15 vittime ogni 100mila veicoli a fronte di una media europea di 19,5.
“Ogni sei ore sulle strade italiane muore un motociclista. Con 1.380 morti sulle due ruote, l’Italia si colloca al primo posto nell’Europa a 14 per numero di vittime e, andando ad analizzare tutti i dati della categoria, ci rendiamo conto che il nostro Paese indossa la “maglia nera” continentale in quanto a sicurezza stradale per i centauri. Una situazione che non possiamo più ignorare e alla quale dobbiamo porre immediatamente rimedio”, ha commentato Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania per la sicurezza stradale, in occasione del Salone del Ciclo e del Motociclo. Alla manifestazione che si chiuderà il prossimo 7 novembre, la onlus delle compagnie di assicurazione partecipa con uno stand dedicato alla sicurezza stradale e, in particolare, alle iniziative rivolte al mondo delle due ruote.
“La situazione è gravissima”, ha detto Sandro Salvati. “Se guardiamo agli indici di lesività e mortalità ci rendiamo conto che quelli delle due ruote sono i più alti in assoluto rispetto alle altre categorie di veicoli. La Fondazione Ania un paio di anni fa aveva pubblicato un’analisi dettagliata dei dati a livello europeo del periodo 1994-2004 e già all’epoca il quadro appariva preoccupante. Oggi l’analisi del periodo 2005-2008 mette in luce un andamento in grave peggioramento. Basti pensare che dal 2005 la mortalità per incidenti con le auto è calata del 23,5 per cento, mentre quella sulle due ruote è scesa solo dell’8,3 per cento. Riteniamo che l’attenzione verso il mondo delle moto e dei ciclomotori debba essere sempre elevatissima e abbiamo individuato quattro aree nelle quali è necessario intervenire per invertire la tendenza. Si deve lavorare sulla formazione dei conducenti, su quella degli altri utenti della strada e dei conducenti delle altre tipologie di veicoli. Oltre a questo è indispensabile convincere le persone a utilizzare in modo corretto il casco e a indossare l’abbigliamento adeguato, ma anche lavorare nel miglioramento delle strade e delle infrastrutture tenendo in considerazione le necessità specifiche dei mezzi a due ruote”.