“Sto cercando di ottenere il consenso di tutti i gruppi parlamentari”, ha proseguito Barbato, “per arrivare all’approvazione definitiva della legge in Commissione, senza passare dall’aula. Credo che potremmo farcela entro novembre”.
Secondo il disegno di legge, la nuova Agenzia dovrebbe consentire l’incrocio delle banche dati esistenti, operando con lo stesso status della polizia giudiziaria. L’indagine scatterebbe in presenza di anomalie nelle richieste di risarcimento, anche avvalendosi di enti privati presenti sul territorio (per esempio gli ispettorati sinistri). Per agevolare la perseguibilità dei reati, è previsto il superamento dell’indispensabilità della querela di parte a favore delle procedibilità d’ufficio.
Su quest’ultimo punto converge anche una delle due proposte dell’Unione Europea Assicuratori, insieme all’istituzione dell’Agenzia antifrode. Su entrambe le proposte Uea chiede l’apertura di un dibattito a livello accademico e istituzionale, già avviato nel corso del convegno con l’intervento di esperti, docenti, magistrati e operatori. “La truffa come prevista dal Codice penale è un reato perseguibile a querela di parte a meno che non si verifichi una delle circostanze aggravanti come la truffa a danno dello Stato o di altro ente pubblico”, spiega Alfonso Santangelo, consigliere Uea, “nel qual caso è perseguibile d’ufficio. Su questa linea, vista l’obbligatorietà dell’RC auto, l’assicuratore svolga una rilevante funzione di interesse pubblico (e di ordine pubblico) quale quella di garantire un bene collettivo di importanza fondamentale come la circolazione stradale. Con questa estensione, la procedibilità di ufficio avrebbe una ragionevolezza anche in grado di superare un eventuale giudizio di legittimità costituzionale”.
In Italia i falsi sinistri sono circa il 3 per cento del totale, ma nelle zone ad alta criminalità si arriva al 16-17 per cento. La prima regione è la Puglia con il 13 per cento, seguita dalla Calabria con l’11 per cento e dalla Campania con il 10. A livello nazionale si tratta di circa 315 milioni di euro nel 2009, in aumento del 7 per cento rispetto al 2008. “Ma il problema riguarda tutti e non solo una parte del Paese”, ha sottolineato il presidente di Uea Elio Pugliese, “e come tale richiede soluzioni collettive. Stato, assicuratori ed assicurati devono affrontarlo nei rispettivi ambiti. Questo significa anche porre fine alla politica di smantellamento del presidi al sud che molte compagnie stanno attuando, e ridefinire la stessa politica tariffaria. Sappiamo che per un giovane neopatentato di Napoli o Caserta le compagnie applicano premi fino a 5-6.000 euro e questo costituisce di fatto un incentivo all’evasione assicurativa”.