Strada Facendo

I camionisti guidavano per 20 ore.
I committenti non sapevano nulla?

“Il caso degli autisti della Tir Spagna Transports di Cesena e della Ces Tir di Pesaro (controllata dalla Tir Spagna) che secondo gli investigatori sarebbero stati costretti, pena il licenziamento, a guidare fino a 20 ore di fila e a fare dei raggiri per sfuggire ai controlli, sostituendo per esempio i dischi del cronotachigrafo, è solo il primo capitolo di una lunga storia tutta da scrivere. E fra i protagonisti di questa storia non potranno non esserci i committenti”. Ad affermarlo è Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto che invita gli investigatori (che hanno già arrestato dieci persone con accuse che vanno dall’estorsione all’omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro) a proseguire in questa direzione. “Se il proseguimento dell’azione giudiziaria avviata dalla procura di Forlì troverà conferme nel giudizio che sarà pronunciato, non sarà facile uscire dalla vicenda per i titolari delle imprese coinvolte dall’azione messa in moto dalle forze dell’ordine, che ha fatto scattare dieci arresti che hanno decapitato i vertici di due imprese di autotrasporto”, afferma Paolo Uggè. “Noi non intendiamo certo sostituirci alla magistratura, che dovrà seguire il proprio corso, ma un’osservazione ci permettiamo subito di avanzare ed è relativa all’assenza di accenni al coinvolgimento della committenza nell’azione di accertamento delle responsabilità, come invece in modo chiaro e inequivocabile stabilisce la norma. Possibile che il committente non sapesse che i corrispettivi di trasporto, i tempi di consegna fissati potevano essere rispettati solo attraverso una evidente violazione delle norme sulla sicurezza sociale e della circolazione? Se dai necessari approfondimenti dovesse emergere che il trattamento imposto, a quanto risulta con ricatti, serviva solo a incrementare il lucro degli imprenditori è giusto che siano questi a pagarne le conseguenze; nell’ipotesi, invece, che il committente non abbia messo in atto quanto disposto dalla legge, è fatto obbligo di disporre le verifiche previste. Un fatto è certo”, prosegue Paolo Uggè, “quello emerso non è affatto un caso isolato, ma anzi solo la punta di un iceberg come dimostra anche l’episodio avvenuto alcuni mesi fa a Bolzano dove si è verificato un intervento della magistratura per le medesime fattispecie. Chi opera in questo modo oltre a mettere a rischio l’incolumità altrui, a operare nel totale disprezzo della sicurezza dei lavoratori, produce distorsione alla concorrenza nei confronti delle imprese che intendono lavorare nel totale rispetto delle regole. A tutto questo deve mettere fine: ecco perché tanta insistenza da parte di alcune associazioni nel chiedere al Governo di assicurare controlli mirati, con l’obiettivo di  garantire il rispetto delle regole. Occorre fare finalmente pulizia in un settore che ormai ha un elevato impatto sulla sicurezza dei cittadini. Speriamo che il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, e il Governo tutto si rendano conto, non solo a parole, di quanto sia indispensabile e non più rinviabile, dare attuazione a normative idonee a porre fine a questo stato di cose. Fai Conftrasporto non demorderà su questi principi che dovrebbero appartenere a ogni società civile. Le speranza è che questo modo di concepire le cose appartenga a tutti, in particolare a chi ha il compito istituzionale di garantire il rispetto delle leggi”.


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