Combattere i trafficanti di rifiuti speciali e pericolosi. Con questo obiettivo il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha dato vita al Sistri, il sistema che dovrebbe consentire di controllare tutti i rifiuti speciali che si muovono sul territorio italiano attraverso un sistema di immissione, da parte delle aziende di autotrasporto, dei dati dei rifiuti su una chiavetta Usb in modo che, quando i camion caricheranno i rifiuti, potranno essere seguiti elettronicamente. In altre parole una “scatola nera” da installare su ogni camion dedicato al trasporto rifiuti, i cui dati potranno essere letti dai carabinieri del Noe, il nucleo ecologico dell’Arma.
Un sistema che, ha sottolineato Stefania Prestigiacomo in un’intervista rilasciata al “Giornale” diretto da Vittorio Feltri, “si autofinanzierebbe (il costo pagato dalle imprese non sarebbe paragonabile alle spese sostenute fino a oggi)” e, soprattutto presenterebbe finalmente il conto da pagare “alla criminalità organizzata, all’ecomafia che per anni non si è riusciti a contrastare”. Cancellando il vecchio sistema cartaceo finora utilizzato che, parola di ministro “è facilmente aggirabile”. Tutti obiettivi che hanno trovato assolutamente d’accordo la categoria degli autotrasportatori, meno convinti invece delle modalità con cui verrà combattuta la nuova sfida all’ecomafia. “Il ministro Prestigiacomo ha detto che il nuovo sistema è stato accolto con grande favore anche se, ha sottolineato, c’è qualcuno cui non piace che si metta in chiaro quello che accade nella movimentazione dei rifiuti, qualcuno che reagisce negativamente all’idea di essere costantemente monitorato, a una tracciabilità dei rifiuti che è essenziale”, commenta Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto. “Non so a chi facesse riferimento il ministro, che non ha voluto fare nomi e cognomi: di certo molti imprenditori del settore ritengono che le nuove norme emanate dal ministro dell’Ambiente per istituire un sistema di controllo e tracciabilità nel trasporto dei rifiuti presentino incongruenze e probabili vizi di legittimità. Uno su tutti: per quale motivo coloro che già hanno a bordo un sistema di rilevazione (che consente un’adeguata gestione logistica, sicurezza per gli uomini e i mezzi che si muovono sulle strade) e che hanno già effettuato degli investimenti significativi, devono essere costretti ad acquistare solo il sistema Sistri? Qualcuno deve dimostrare che i sistemi, le “scatole” nere già installate sui camion (e pagate fior di euro dalle imprese) non funzionano, non contribuiscono a combattere l’ecomafia. Altrimenti perchè cambiarle? Tecnicamente, e il ministro dovrebbe saperlo, basterebbe obbligare le imprese a installare un modulo aggiuntivo per garantire lo stesso medesimo risultato. Evitando al mondo dell’autotrasporto, già in grandi difficoltà, nuovi pesanti investimenti”. E secondo Paolo Uggè “sarà molto difficile, anzi impossibile dimostrare anche che gli impianti satellitari diffusi sul mercato, oltre 300mila e progettati da un operatore leader nazionale, possano risultare inadeguati”. E se la scelta di imporre un vero e proprio monopolio nella fornitura di sistemi di controllo risulta incomprensibile al presidente nazionale di Fai Conftrasporto, poco chiara è anche la decisione ” di escludere alcune tipologie di rifiuti come quelli urbani. “Non credo”, sottolinea sempre Paolo Uggè, “occorra rammentare cos’è avvenuto in qualche regione con quel tipo di rifiuti. E perché poi esentare da tale obbligo i vettori esteri col rischio, concretissimo, di mettere in condizioni chi vuole compiere azioni illegali di farlo semplicemente utilizzando i vettori esteri, scavalcando gli operatori nazionali?” Domande alle quali Paolo Uggè, e con lui migliaia di autotrasportatori che operano nel settore del trasporto rifiuti, si aspettano di ricevere al più preso. Magari dallo stesso ministro Stefania Prestigiacomo.