
Visibilità, digitalizzazione, pianificazione avanzata e trasformazione green, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e ottimizzare i costi: sono questi gli ambiti nei quali stanno investendo e si preparano a investire sempre più le aziende dell’autotrasporto e della logistica italiane. Manovre che appaiono assolutamente “obbligate” per affrontare quella che più d’uno, fra i relatori del 33° congresso nazionale della Fai, federazione autotrasportatori italiani, andato in scena a Bergamo ha definito una “trasformazione epocale”, fatta di “ sfide che le imprese italiane sono chiamate ad affrontare in un contesto sempre più instabile e competitivo, fra conflitto russo-ucraino e crisi del Mar Rosso, aumento dei dazi e inflazione”, con “la logistica globale attraversata da onde sismiche che richiedono reattività e visione”. Uno scenario già di per se complicatissimo nel quale l’Italia parte per di più “svantaggiata” considerato che, come è stato sottolineato, “con l’83 per cento del traffico merci che transita dai valichi alpini, il Belpaese è particolarmente esposto ai colli di bottiglia infrastrutturali oltre che alle inefficienze di rete, che secondo Uniontrasporti sono costate al Paese 1,8 miliardi di euro in 5 anni, con ulteriori 11 miliardi stimati nei prossimi 18”. E, come se non bastasse, a tutto questo si aggiunge l”a carenza di manodopera con circa 60mila autisti che mancano all’appello e il personale femminile nel settore resta sotto il 6% per cento”, creando “una situazione che rallenta la crescita delle imprese e ne riduce la competitività”. Uno scenario a tinte fosche di fronte al quale le imprese non stanno ferme. Il report della Fai ha mostrato infatti una logistica in evoluzione e sempre più strategica “con il 65 per cento delle aziende che la ritiene cruciale per le performance, e il 41 per cento che lavora per migliorare i livelli di servizio”. Una categoria dunque pronta a non lasciarsi “travolgere passivamente” dalla trasformazione epocale attuando soluzioni che “ vanno dalla riconfigurazione della rete distributiva all’adozione di veicoli a Lng, Hvo o elettrici, passando per il trasporto intermodale e l’automazione dei magazzini”. Con risultati a volte buoni e volte meno. Un esempio? “La transizione digitale è una delle colonne portanti della nuova logistica, tuttavia, la strada è ancora in salita:”, è stato sottolineato. “solo il 6,9 su 10 è il livello medio di consapevolezza tra le aziende sull’importanza delle soluzioni digitali. Con le principali barrieree rappresentate da costi elevati, carenza di competenze e preoccupazioni sulla sicurezza informatica”. E a proposito di tecnologia (con l’Intelligenza artificiale salita a bordo anche del mondo dei trasporti e della logistica con diversi progetti in fase di sperimentazione e vista spesso con interesse) il 33° appuntamento nazionale della federazione guidata da Paolo Uggè (pronto a essere riconfermato come presidente?) è stato l’occasione per ribadire con forza un concetto: ovvero che “la tecnologia da sola non basta perchè è sempre il capitale umano a fare la differenza”. Un concetto espresso chiaramente anche nelle pagione della ricerca dove si legge che “ servono nuove figure come AI specialist, esperti di cybersecurity, innovation manager e ingegneri logistici” Oltre a “nuovi modelli organizzativi, human-centric, che migliorino il benessere dei lavoratori e ne valorizzino le attitudini”. Figure professionali sempre più preparate per “viaggiare” anche fra esperienze pilota che raccontano di algoritmi di pianificazione viaggi che tengono conto delle preferenze degli autisti o di piattaforme multilingua che facilitano l’accoglienza nei magazzini, con “soluzioni che riducono lo stress, aumentano la soddisfazione e la fedeltà del personale”. Una trasformazione epocale che richiede una trasformazione anche della Fai stessa: “In un ecosistema così complesso, il ruolo delle associazioni di categoria diventa cruciale”, si legge in un comunicato diffuso per riassumere la “due giorni bergamasca”. Le aziende chiedono alla Fai (che dagli associati ha ottenuto una valutazione media di 8,3/10 per il valore offerto, soprattutto per formazione, consulenza, rappresentanza istituzionale e supporto operativo) di evolvere ulteriormente, rafforzando l’offerta formativa, migliorando la comunicazione e ampliando la rappresentanza anche per le imprese medio-grandi.” In sintesi, il messaggio emerso dalla ricerca è chiaro: nessuno può farcela da solo, servono un approccio di sistema, una rete virtuosa tra imprese, fornitori, infrastrutture, istituzioni e associazioni. Soprattutto “in un mondo in cui incertezza, transizione energetica e innovazione corrono più veloci dei camion”. Un mondo nel quale l’augtotrasporto e la logistica italiana hanno però l’opportunità di diventare “un laboratorio viaggiante di modernizzazione e sostenibilità”. Con la Fai che, con la sua visione e la sua rete, si è già candidata a esserne uno dei motori principali.